Achille che cura Patroclo, vaso con figure rosse del pittore di Sosia.
“Iliade” di Corrado d’Elia, edito da Edizioni Ares, mi ha stregato per la sua bruciante bellezza.
“Così all’improvviso
Achei e Troiani si ritrovarono
gli uni davanti agli altri
e si fermarono.
E fu un grande silenzio”.
Esce per Edizioni Ares, curata con una postfazione di Cristina Dell’Acqua e un invito alla lettura di Alessandro Rivali, “Iliade Storia di uomini” di Corrado d’Elia.
Bella novità, qualche lettore potrebbe obiettare.
Un testo che risale al 750 a.C., pubblicato numerose volte.
È vero, ma ci sono almeno due ragioni per segnalare la nuova uscita: la prima personale: fin dagli anni del liceo ho nei confronti dell’Iliade una particolare affezione, è stato una opera da cui ho imparato a vivere.
La seconda è oggettiva: Iliade è uno dei testi classici capaci di continuare a parlare a tutti, anche nel XXI secolo, come altri ovviamente, però sempre primeggiando.
Un vero breviario ispirato alla filosofia dei sentimenti umani, di quelle gesta dei grandi uomini celebrati da Omero quasi 3000 anni fa sono i medesimi di oggi, conserva cioè la stessa potenza dirompente, la stessa capacità di emozionarci e di farci riflettere.
Per questo motivo Iliade rappresenta uno dei pilastri della nostra letteratura, racchiudendo nei suoi versi l’archetipo e il paradigma del nostro sentire, e nel vedere quella pluralità di mondi in un universo infinito.
Mostrati, come lo stesso autore, ci fa notare, nella loro vacuità della presunzione umana di avere la signoria del pianeta, dunque delle passioni, che ne derivano. Una sorta di premesse teoriche per un ideale di amicizia e solidarietà.
I cieli di Omero sono vuoti, sono azzerati i vincoli nefasti di ogni singolo idolo, la vita coincide con il nostro presente nella sua durata.
Omero elegge a principio cardine il racconto ad alta voce, che assume un significato nuovo, non solo come notizia di cronaca, ma un percorso straordinario di umanità, dove selezionati i nostri desideri, cedendo solo a quelli necessari, che possono essere soddisfatti.
Un poema che è una rivincita della parola di fronte alla perdita di significato che il nostro tempo ci impone, un luogo in cui ogni nostro sentire trova espressione, dove ogni termine diventa argomento e ogni verso una storia.
In mezzo ogni verso c’è tutta la vita, il giorno e la notte, l’amore fisico più travolgente e quello pacificato e sereno, ci sono sogni e la realtà, la pace e la guerra, il senso della responsabilità.
L’invito è quello di immergersi nella esperienza poetica meditativa di Iliade, per riuscire a rispondere alla grande domanda che tutti portiamo dentro: che cos’è alla fine Troia per noi?
Non c’è nessun Acheronte che ci attende dopo la morte.
L’inferno è qui, per coloro che rimangono succubi delle loro passioni.
Di Alberto Corrado