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“Grammatica di un desiderio”, romanzo di esordio di Vanessa Tonnini, è dedicato alla scoperta dei sentimenti, anche quelli più reconditi, e mai detti. Una prova fuori dal comune, edito da Neri Pozza.

“C’è una paura più grande, che al solo avvicinarsi disarciona il corpo, si prende il respiro, e resta invincibile nel tempo. È la paura di ciò che ho perduto.”

De “Grammatica del desiderio” Valeria Tonnini

Il titolo, intanto. Bellissimo, misterioso: Grammatica di un desiderio.

Risuona malinconicamente, come una nota finale sullo spartito della vita, grazie a questa autrice che ci conduce per mano nell’assaporare quel gusto dolciastro dei tumulti dell’adolescenza, verso la scoperta dell’amore.

Vanessa Tonnini, vissuta nell’ex Jugoslavia e poi a Parigi, con questo romanzo fa il suo esordio nella narrativa, dopo aver pubblicato reportage e libri di viaggio.

Ma il tratto che più impressiona, ad apertura di questo libro, edito da Neri Pozza, è la magnetica scioltezza del suo scrivere: un respiro ampio, il timbro di una narratrice naturale; quel tono fra mesto e sincero, con cui immediatamente porta sulla scena e rende visibili i suoi personaggi.

Un gruppo di confinati alle Isole Tremiti in un’immagine degli anni ’30

Nicaredda, il protagonista, è uno dei sei figli di una famiglia povera, con cui padre dedito al lavoro in miniera, e che muore per un incidente sul lavoro, e con una madre soffocata dai doveri della famiglia e dalla fame. Il giovane ragazzo, educato a sopravvivere fin da piccolo, viene mandato alla solfatara, ed è qui che il suo mondo cambia tra buio e corpi di ragazzi come lui, con muscoli guizzanti, che gli evocano immagini diverse di quello, che ha sempre creduto fino adesso. E qui che ha l’occasione per mettere meglio a fuoco la propria identità, restando incantato, avvinto e stupito di quel sentimento che nasce piano piano dentro di sé, a cui non sa dare un nome. Fuggito da quel luogo di morte, lo attende una nuova prigionia, fatta ancora una volta di sopravvivenza fra i dissidenti mandati al confino, sotto il regime fascista. Tra violenze e soprusi incontra Ruggiero, e quei pensieri confusi diventano parole di una grammatica che lascia filtrare il coraggio di un amore.

@tom-pumford

L’autrice mette sul tavolo della sua partita finale molti temi centrali nella sua opera. La scommessa e illusione dell’amore. Il prezzo del riscatto, come compensazione del dolore. La contraddizione fra l’impurità di una vita e la bellezza di un gesto estetico. Ma c’è anche l’utopia politica: il sogno di un collante universale, qualcosa che superi le barriere linguistiche, culturali e sociali. Può essere il desiderio di un amore? Nicaredda ci crede e alimenta la sua fede mentre ascolta la vita di altri personaggi che ruotano intorno al confino: Mussolina, Norma, Ciurara, fino a Nussi che gli insegnerà a leggere e a crescere intellettualmente.

E tra un capitolo narrativo e l’altro appassionato, Valeria Tonnini ha l’occasione per mettere meglio a fuoco l’identità, e le ambizioni del suo protagonista, trasformandolo in una figura memorabile, proprio per come coltiva la propria illusione.

“Grammatica di un desiderio” è la prova di un talento letterario fuori dal comune e lo stesso lo pensa Nicaredda nella sua sapienza acquisita, di essere unico, e di aver finalmente capito cosa sia la bellezza estrema, che ci può riservare la vita: l’amore.

 

 

Di Alberto Corrado