@taras-chernus
“Grammatica di un desiderio”, romanzo di esordio di Vanessa Tonnini, è dedicato alla scoperta dei sentimenti, anche quelli più reconditi, e mai detti. Una prova fuori dal comune, edito da Neri Pozza.
“C’è una paura più grande, che al solo avvicinarsi disarciona il corpo, si prende il respiro, e resta invincibile nel tempo. È la paura di ciò che ho perduto.”
De “Grammatica del desiderio” Valeria Tonnini
Il titolo, intanto. Bellissimo, misterioso: Grammatica di un desiderio.
Risuona malinconicamente, come una nota finale sullo spartito della vita, grazie a questa autrice che ci conduce per mano nell’assaporare quel gusto dolciastro dei tumulti dell’adolescenza, verso la scoperta dell’amore.
Vanessa Tonnini, vissuta nell’ex Jugoslavia e poi a Parigi, con questo romanzo fa il suo esordio nella narrativa, dopo aver pubblicato reportage e libri di viaggio.
Ma il tratto che più impressiona, ad apertura di questo libro, edito da Neri Pozza, è la magnetica scioltezza del suo scrivere: un respiro ampio, il timbro di una narratrice naturale; quel tono fra mesto e sincero, con cui immediatamente porta sulla scena e rende visibili i suoi personaggi.
Nicaredda, il protagonista, è uno dei sei figli di una famiglia povera, con cui padre dedito al lavoro in miniera, e che muore per un incidente sul lavoro, e con una madre soffocata dai doveri della famiglia e dalla fame. Il giovane ragazzo, educato a sopravvivere fin da piccolo, viene mandato alla solfatara, ed è qui che il suo mondo cambia tra buio e corpi di ragazzi come lui, con muscoli guizzanti, che gli evocano immagini diverse di quello, che ha sempre creduto fino adesso. E qui che ha l’occasione per mettere meglio a fuoco la propria identità, restando incantato, avvinto e stupito di quel sentimento che nasce piano piano dentro di sé, a cui non sa dare un nome. Fuggito da quel luogo di morte, lo attende una nuova prigionia, fatta ancora una volta di sopravvivenza fra i dissidenti mandati al confino, sotto il regime fascista. Tra violenze e soprusi incontra Ruggiero, e quei pensieri confusi diventano parole di una grammatica che lascia filtrare il coraggio di un amore.
L’autrice mette sul tavolo della sua partita finale molti temi centrali nella sua opera. La scommessa e illusione dell’amore. Il prezzo del riscatto, come compensazione del dolore. La contraddizione fra l’impurità di una vita e la bellezza di un gesto estetico. Ma c’è anche l’utopia politica: il sogno di un collante universale, qualcosa che superi le barriere linguistiche, culturali e sociali. Può essere il desiderio di un amore? Nicaredda ci crede e alimenta la sua fede mentre ascolta la vita di altri personaggi che ruotano intorno al confino: Mussolina, Norma, Ciurara, fino a Nussi che gli insegnerà a leggere e a crescere intellettualmente.
E tra un capitolo narrativo e l’altro appassionato, Valeria Tonnini ha l’occasione per mettere meglio a fuoco l’identità, e le ambizioni del suo protagonista, trasformandolo in una figura memorabile, proprio per come coltiva la propria illusione.
“Grammatica di un desiderio” è la prova di un talento letterario fuori dal comune e lo stesso lo pensa Nicaredda nella sua sapienza acquisita, di essere unico, e di aver finalmente capito cosa sia la bellezza estrema, che ci può riservare la vita: l’amore.
Di Alberto Corrado