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Emanuela Ersilia Abbadessa, profonda conoscitrice della lingua italiana, con il romanzo “La Suggeritrice” edito da Neri Pozza, descrive in maniera fotografica una storia di amicizia e di sogni.

“La pianista non riusciva a vederla, ma era come se la sua musica ne sorreggesse il corpo e lo tenesse a mezz’aria, distante dalla terra quel tanto che bastava a fare di lei una divinità.”

de “La suggeritrice”

Non vorremmo fare come Iago, che ripete opportunisticamente i ragionamenti di Otello, per provocare l’ira: “Pel Cielo, tu sei l’eco dei detti miei”, ma nel caso del romanzo “La suggeritrice” edito da Neri Pozza della scrittrice e musicologa Emanuela Ersilia Abbadessa, è d’uopo ripetere, che dimostra di avere coraggio, per aver scelto di descrivere in una Palermo del 1955, il legame fortissimo di due donne, l’una diversa dall’altra.

La prima, che apre il romanzo, è Franca Savignano pianista non bella, inconsapevole del fatto che il fascino non si concentra tutto sull’aspetto fisico, mentre la seconda, che irrompe subito dopo poche pagine, è Cristiana Villa danzatrice, autentico cigno dalle gambe lunghe, dotata di grande talento, ed entusiasta sempre della vita.

@ Kyle Head

La musica suonata da Franca, nella scuola di danza di Svetlana Petrenko, da anima ai passi di danza di Cristiana e viceversa, creando una sorta di dialogo senza parole, creando quel gusto neovittoriano che spesso si incontra ascoltando una romanza da salotto ottocentesca.

In questo equilibrio perfetto, appare la figura di Carlo Cattaneo, professore di Storia e appassionato d’opera, che inconsapevolmente porta scompiglio, accendendo di passione il cuore delle due donne, in un crudele o ironico scherzo del destino.

@Cristina Gottardi
@Vadzim Tuhuzbayeu

Musicando sensualmente la bellezza di questo sentimento, si percepisce come Emanuela Ersilia Abbadessa usi uno stile estremamente corretto di romanzo storico o neo storico per il testo, centrando subito il carattere di ogni singolo personaggio descritto, come se fosse una minuscola overture d’opera, dotata di numerosi giochi di abbellimenti e di variazioni.

Un modo di scrivere che non stanca mai, ma induce il lettore a entrare in connessione nei meandri di ogni singolo personaggio in modo oggettivo, sbaragliando qualsiasi altro autore o autrice storico/a, che talvolta si trova negli scaffali di una libreria, di impettita esposizione, che rende la lettura anemica e quasi disinfettata.

@Stefany Andrade

Una autrice che ci lascia sempre meravigliati per quella sua duttilità di giocare con la lingua italiana e di trovare espedienti letterari per incollare il lettore, come in questo suo ultimo romanzo dove l’uso dei salti temporali tra Palermo, Parigi e Londra attraverso le epistole amorose, che erano d’uso, quando ancora non si usava il telefono e la gente poteva solo comunicare attraverso dispacci, diventano una mappa geografica dei sentimenti. Ciò nondimeno, si percepisce, anche il senso acuto dei colori delle descrizioni degli ambienti, il fraseggio sensibile della solida scrittura, come se fosse una partitura musicale, che esplode in una sorta di mimesi armonica, fra temi, sviluppi, improvvisi passaggi grammaticali.

Con un simile romanzo intriso di amore e musica, i contratti o le scritture a questa autrice dalla ricchezza lessicale, dovrebbero piovere nel distratto mondo filmico nostrano, affinché possiamo godere dei suoi libri nella trasposizione visiva della settima arte.

 

Di Alberto Corrado