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«La nostra visione nasce dalla volontà di reinterpretare l’ospitalità italiana, coniugando autenticità e innovazione», racconta Filippo Ribacchi, socio e presidente BZAR hotels. È un nuovo modello di accoglienza quello a cui ha dato vita nel 2014 insieme ad altri due giovani imprenditori under 40 di Roma: «A soli 30 anni, Alessia Melisi, Kaja Osinski ed io abbiamo intrapreso un viaggio ambizioso, guidati dalla passione per l’ospitalità e dal desiderio di creare qualcosa di unico. Oggi, dopo 10 anni, siamo orgogliosi di vedere come il nostro impegno e la nostra visione si siano trasformati in una realtà di successo che continua a crescere e innovare».

Un format innovativo, un’evoluzione dinamica e diversificata del settore alberghiero, che supporta il modello di business basato sulla sinergia alberghiera, con cui il gruppo – a capo di 40 dipendenti corporate e oltre 500 operativi – unisce e guida una selezione di indirizzi locali indipendenti impegnati a mantenere le strutture all’altezza del ritmo dei cambiamenti e delle richieste del mercato, garantendo flessibilità in termini di gestione e qualità dei servizi, assicurando sempre standard elevati.

Filippo Ribacchi, socio e presidente BZAR hotels

Autenticità e innovazione, sinergia, quindi, e connessione con il luogo, la cultura e la comunità locale. Una collezione eclettica perfetta per tutti, dai sofisticati globetrotter, ai viaggiatori business alle famiglie. Si tratta di una visione fresca e non convenzionale dell’hôtellerie, declinata nell’unione di più realtà con caratteristiche non comuni; l’elemento ‘sorpresa’, dato per esempio dalla location, dislocata in luoghi inaspettati, ma a due passi dai principali monumenti cittadini, e poi il forte nesso con la comunità locale, che permette di vivere esperienze da insider e si traduce in un vero e proprio programma totalmente gratuito per gli ospiti. Senza dimenticare l’attenzione all’offerta f&b, in continua evoluzione.

Elemento forndamentale la ricerca di location in cui sentirsi sé stessi e a casa in ogni luogo, è racchiusa nella “B” – BE, in inglese essere, di BZAR: ogni indirizzo è studiato per far emergere la destinazione ed immergere l’ospite nell’heritage locale, sottolineando il carattere di “autentica italianità” presente in un luogo.

La Lobby dell’Hotel Viminale di BZAR hotels

Una crescita rapida e positiva, quella di BZAR, che in un solo decennio è passato a 30 strutture e dal 2023 conta oltre 1.600 camere e suite in 44 alberghi dislocati nelle principali destinazioni italiane, in luoghi strategici come Roma, Milano, Venezia e Taormina. Tra gli indirizzi signature spicca lo storico Hotel Metropole di Taormina, ma non mancano le aperture attese per il 2025: Palazzo delle Coppelle a Roma; Ca’ De la Fava a Venezia e Palazzo Buenos Aires a Milano.

Un risultato significativo che ne fa una collezione eclettica divisa in quattro categorie: Signature, progetti prestigiosi, dove il gruppo si è espresso nella ristrutturazione dell’architettura e nella visione del design; Lifestyle, i 4 stelle, più pop e contemporanei; Headaway, vere e proprie chicche dallo stile fresco e moderno; Getaway, che riunisce resort più ampli, l’ultima acquisizione in Toscana poche settimane fa.

Ma è anche un brand in continua evoluzione, guidato da importanti investimenti che mirano alla diversificazione dell’offerta, un portfolio solido ed in continua espansione che risponde alla domanda di una clientela eterogenea, spaziando dai globetrotter sofisticati ai giovani professionisti e creativi; dai viaggiatori business agli ospiti leisure e famiglie, tutti accomunati da un desiderio di qualità e autenticità italiana e locale.

Non mancano i progetti per il futuro, come ha spiegato Ribacchi: «Stiamo lavorando al rafforzamento della nostra presenza in Italia con l’apertura di nuove strutture in località iconiche, oltre a esplorare nuove opportunità. Parallelamente, puntiamo a evolvere il nostro concept di ospitalità, con esperienze sempre più immersive e legate al territorio, integrando innovazione, sostenibilità e tradizione. E poi ci sono i progetti legati al food & beverage, con l’introduzione di concept originali che esaltano le eccellenze locali».

di Elisabetta Canoro