Un’anziana coppia di attori. La memoria e le incomprensioni sono il pretesto per un gioco geniale di comicità e di profonda melanconia. Un testo teatrale andato in scena cinquant’anni fa a Broadway, testo di Neil Simon arriva al Teatro Manzoni di Milano, riscuotendo giustamente un grande successo.
“- Zio Willie, ci sono ottime notizie per te.
– È morto il dottore? Posso fumare il mio sigaro?”
The Sunshine Boys, Neil Simon
Cosa distingue un ricordo dal ritornare a viverlo? Ben poco apparentemente.
Entrambi si possono raccontare, eppure se siano reali o meno è difficile a dirsi.
Lo avevano teorizzato molti filosofi e moderni psicoanalisti in tempi non sospetti, partendo dalla memoria che spesso non custodisce affatto una copia della realtà, quanto piuttosto una sua interpretazione, scaturita dalle sensazioni, che ciascuno ricordo suscita.
Ma cosa succede quando i ricordi di una vita, e dunque quelle emozioni che a essi sono legate, cominciano a sbiadire per la vecchiaia, fino a cancellarsi del tutto?
E il soggetto di numerosi film come “Le pagine della nostra vita” diretto da Nick Cassavetes, “Le nostre anime di notte” diretto da Ritesh Batra o “Marigold Hotel” diretto da John Madden, che raccontano ciò che si ostina a sfuggire alla perdita di sé.
Ne parla anche “The Sunshine Boys” di Neil Simon, commedia, che debuttò a Broadway nel 1972, con la regia di Alan Arkin, e tradotta in italiano da Masolino D’amico in “I Ragazzi Irresistibili”, ispirata alla vita di una vera coppia di artisti del vaudeville, Joe Smith e Charles Dale.
Considerata una delle commedie americane più importanti degli ultimi cinquant’anni, tale da essere riproposta anche al cinema nel 1975 da Herbert Ross con Walter Matthau e George Burns, e tanto di da essere diventato un classico del teatro come è stato per il nuovo allestimento del Teatro de gli Incamminati, Compagnia Orsini, Teatro Biondo Palermo in collaborazione con CTB Centro Teatrale Bresciano e con AMAT Associazione Marchigiana Attività Teatrali e Comune di Fabriano, per la regia di Massimo Popolizio, arrivato in tounèe a Milano presso il Teatro Manzoni, riscuotendo un notevole successo di pubblico e di critica.
“I Ragazzi irresistibili” esplora in prima persona il tema della memoria e anche della sua dissolvenza. A narrarci la storia sono due anziani attori, che hanno lavorato in coppia per tutta la loro vita, dando vita ad un duo diventato famoso, che si ritrovano dopo undici anni dopo, per ridare vita in televisione, per una sola sera, la storia del glorioso varietà americano.
In scena vediamo i due vecchi attori che, con le loro diverse personalità, cercano con scambi di battute e situazioni esilaranti di riportare alla memoria quella comicità ma anche nel dare dei connotati a quei ricordi che affollano le loro menti ormai avviate sul viale dei ricordi.
Un pretesto per un gioco di geniale comicità, ma anche di uno sguardo di profonda tenerezza, portato in scena da Franco Branciaroli nel ruolo di Willy Clark e da Umberto Orsini nel ruolo di Al Lewis, che per inciso recitano senza amplificazione.
La regia di Massimo Popolizio è esemplare nel cogliere i risvolti più sottili e più nascosti del testo di Neil Simon, ma anche nel dirigere quei compagni di strada straordinariamente affiatati, coi quali ha condiviso tante esperienze, tra le più intense e significative del teatro, di questi ultimi anni.
Franco Branciaroli crea un personaggio sornione eppure minato dal male del vivere, mentre Umberto Orsini, in una delle tante più felici interpretazioni della sua carriera, impersona l’orgoglio e l’ostinazione, ma rivela, contemporaneamente, una grande umanità imprevedibile. Flavio Francucci interpreta con finezza il nipote, ben affiancato da Emanuela Saccardi, spiritosa infermiera svampita e sexy, e Chiara Stoppa l’infermiera diplomata, con il suo dialogo frizzante, illuminato da battute folgoranti.
Lo spettacolo in tournée da parecchio tempo, è quel caso di una pièce per nulla prevedibile, perché i dialoghi sono formidabili e alcune battute addirittura “irresistibili”, da antologia della risata intelligente, anche se la commedia affronta, con toni agrodolci i temi del ricordo, della sua dissolvenza e soprattutto della solitudine in vecchiaia in una società ricca e troppo enfatica.
di Alberto Corrado