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Un’estate in Versilia è il simbolo di un’Italia che cambia e con essa i personaggi di “Settembre nero” nuovo romanzo di Umberto Veronesi, pubblicato dalla Nave di Teseo.

“Well I left my happy home to see what I could find out

I left my folk and friends with the aim to clear my mind out….”

“Allora lasciai la mia casa felice per vedere cosa avrei scoperto

Ho lasciato la mia gente e gli amici allo scopo di schiarirmi le idee…”

On the Road to Find Out (Yusuf / Cat Stevens), tratta dall’album Wild World

La forza semplice della cronaca o di un diario d’adolescenza, di quel che è accaduto, del caldo e del mare, di quella estate del 1972, si impone in questo singolare romanzo di Sandro Veronesi, pubblicato dalla Nave di Teseo.

Si intitola “Settembre nero” e rispetta la promessa stilistica dell’autore in quel suo raccontare e rivivere attraverso il personaggio Gigio Bellante, io narrante dell’opera, quei giorni sospesi. E che tutti ricordano, non solo per una proiezione della memoria attraverso musica e fumetti di Linus, bensì per due fatti di cronaca vissuti sulla propria pelle Ermanno Lavorini (il bambino rapito e ucciso nella pineta di Marina di Vecchiano) e le Olimpiadi di Monaco con terroristi palestinesi, del gruppo di Settembre nero, e la strage degli atleti israeliani.

@Jacob Rice

Ma questo libro è molto di più: non lo vuole quasi dire, eppure quanto mai necessaria opera del ricordo di quei innamoramenti, di quei lutti, delle cocenti delusioni e di quella nostalgia intrisa di sentimento popolare, quanto sano di un Paese costantemente propenso al cambiamento.

Una estate vissuta tra Vinci e Fumetto in Versilia, che si erge simbolo di un decennio in corsa. Ma dove, dice l’autore, il tempo è sospeso ed esibito dalle conseguenze della ricerca del tempo saturo di eventi privati e pubblici, così intrecciati, che raccontano quella epifania di una Italia, che cambiava, o meglio voleva cambiare.

@Matteo Rimoldi

Gli italiani, in quegli anni, provano ad allontanarsi dai fatti di cronaca e dal troppo pensoso impegno politico, proiettandosi verso quell’ottimismo dato dall’appagamento e attaccamento al lavoro, e ai quei consumi culturali come avere la Citroën DS Pallas, il mangiadischi per ascoltare Cat Stevens, Roxy Music o la nostrana Caterina Caselli con “Sole spento”.

In quel Paese, che si affermava quell’odore persuasivo dei primi oggetti di plastica, poi quelli di gomma, e ancora quelli di nylon, fino allo scappamento delle auto e delle moto che sfrecciavano sulla strada. Gli anni Settanta ci si concentrava nel guardare avanti, ma anche qualche volta indietro, ma con lentezza, sorvolando sul peso dei conflitti sociali, iniziando una portentosa operazione di idealizzazione di quello che poteva dare la società in un prossimo futuro.

Citroen DS 4 Pallas

Una ricerca della leggerezza, che trova dignità di lettura, già in quegli anni, nel cosiddetto riflusso o allontanamento dell’impegno politico e collettivo, che tristemente vediamo oggi trasformato in totale indifferenza, quasi moraviana, ostentata dalle nuove generazioni.

Uno sguardo incantato su quel che fu quella postura nostalgica, che prenderà forma in tutta la decade del nuovo millennio, trascinandoci in quel turbinio di eventi passati, che ci ipnotizza e ci porta a pensare, quanto siamo passivi nel giustificare il tempo guardando la televisione che è diventata un modello pubblicitario, e analizzando il populismo e la politica come teatro dell’effetto.

Ed ecco il dilemma della semplificazione nostalgica, che ci pervade pagina dopo pagina, e che ci fa scoprire cosa noi ricordiamo o solo quello che ci è piaciuto, finché questo schema si aliena tutto in un colpo mettendoci davanti agli occhi un delitto, che divide i personaggi del romanzo.

Un romanzo godibile, pieno di ritagli preziosi: dalle bugie del padre di Gigio, avvocato intraprendentemente socialista, alla temperanza quasi monacale della madre, super protettiva, fino alla figura dello zio anarchico.

Un lessico familiare che si arresta con un dramma, dove non ci salveranno nemmeno le parole preferite, che usava Gigio scrivere sul quaderno, per poi evocarle a voce alta contro un muro, fino a materializzarsi in una specie di ologramma, come la parola “muflone” che diventa immagine della cover del libro.

Sandro Veronesi

Un romanzo senza filtri, che ti pervade come un fuoco vivo, fino a consumarti.

Dedicare tutto questa attenzione al passato è una scelta precisa dell’autore, e anche una garanzia per quel futuro prossimo che forse non vedremo arrivare, se continuiamo a soffiare sui venti di guerra.

 

Di Alberto Corrado