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La scrittrice norvegese Léa Versand, con il suo primo romanzo “La Volpe Artica” libro 1, edito da L’Ippocampo, si sofferma sul tema del racconto, come se fosse un laboratorio di scrittura e di lectio, per non aver paura di sognare.

“Nel mare di Norvegia si trovano

Pesci molto strani e mostruosi,

di cui si ignora il nome”

Olao Magno

 

Morire, combattere. Dormire forse sognare. E poi il grande silenzio dei boschi dove animali, nascondono segreti, e uomini professano la loro fede, basata sulla forza della natura, che si inquadra sia nell’ambito delle religioni ugrofinniche, che nell’ambito delle religioni artiche.

Parole di silenzio, pensate come i grandi guerrieri norreni, con i loro simboli: la spada, lo scettro e il fuoco sacro.

@carla Santiago

Il silenzio come una chiave di una interpretazione. Parlare tramite silenzio, attraverso una favola si può: è una forma di comunicazione ancor più perfezionata, pura. Certamente la favola è un linguaggio sempre eterno, che si tramanda di padre in figlio. Una narrazione che diventa quasi un virus senza antidoti, che infetta tutti, perché, compone come i sogni, una parte importante del nostro esistere.

I sogni, la magia, la lotta tra il bene e il male, i sentimenti umani rappresentati ognuno da un personaggio, sono il DNA del racconto o fiaba, tanto da rimescolare tutti questi elementi oltrepassando il confine corporeo per diventare infiniti, perché una fine non può averla, ma un fine sì, quello di poter riuscire nella vita e averne fiducia.

@gioele Fazzeri

La grande letteratura fiabesca nasce sempre da un sogno, come quello di Léa Versand, che dopo aver studiato scienze ambientali in Norvegia, ha desiderato mettere insieme le parole sparpagliate di quando era bambina, per trasformarle in uno scritto, anzi in una saga “La Volpe Artica” Libro 1, che la porterà a vincere il premio del miglior primo romanzo per ragazzi in Francia, attraverso un concorso letterario capeggiato dalla prestigiosa Gallimard, e pubblicato dalla casa editrice L’Ippocampo.

Come per le scoperte scientifiche che sono spesso evoluzioni di una intuizione, di una visione divenuta calcolo, anche per la fiaba tutto nasce dal senso perso di frasi che conosci a memoria, ma che riappaiono all’improvviso chiare quanto il cielo del Nord, luminoso e terribile, ma così intimo e universale.

Come per le scoperte scientifiche che sono spesso evoluzioni di una intuizione, di una visione divenuta calcolo, anche per la fiaba tutto nasce dal senso perso di frasi che conosci a memoria, ma che riappaiono all’improvviso chiare quanto il cielo del Nord, luminoso e terribile, ma così intimo e universale.

Si pensi alle visioni medioevali, alla tradizione norvegese o alle esperienze autonome del Novecento come “L’Esopo moderno” di Pietro Pancrazi o “Il codice di Perelà” di Aldo Palazzeschi.

Eppure una distanza magica tra vita esterna e interiore esiste.

Se uno ha fame di sognare, o “dreariodreamare” termine letterario coniato da James Joyce, maestro della letteratura sognante, in cui il sogno- dream scorre tetro- dreary, in un fiume-rio caleidoscopico, come in un panorama o “miorama” ( immagine fotografica o dipinta che combina una serie di immagini di grandezza più piccola), possiamo continuare a  riconoscere  i valori condivisi  di un tempo, per ribaltare le opinioni comuni di oggi, così da proporre un principio controcorrente, pur se non voluto dalla società.

@gioele Fazzeri

Se chiudi gli occhi, dopo aver letto qualche capitolo de “La Volpe artica”, riesci a risvegliare quel desiderio di libertà, sfruttando il potere di quelle parole lette per denunciare la propria condizione talvolta servile, e riportarci verso gli altri, che spesso non conosciamo o non desideriamo conoscere, immersi in una società calcolatrice.

“To sleep, perchance to dream” è una via di fuga che ti suggerisce di non avere mai aver paura di un sogno, o di una fiaba letta che ti rimanda ai giorni della nostra innocenza, perché così ricrei il tuo reale, superando i confini materiali, polverizzando fallaci ombre.

@jonas Mendes

Per questo non abbiate paura a leggere “La volpe Artica”, perché è una sorta d’iniziazione a quell’equilibrio tra volontà distruttiva e desiderio di rinascita, dove visioni oniriche ti fanno viaggiare in altri mondi, ma poi spetta sempre a te, trarre le conseguenze.

Uno strumento educativo, ma anche formativo, prezioso per tutti gli strati sociali, fornendo vari paradigmi di riferimento per quei significati e quei valori, magari oscuri, per esorcizzare la vita di quest’uomo moderno, spesso smarrito.

Di Alberto Corrado