“Un capolavoro per Milano 2024” porta fino al 2 febbraio al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano, una delle più affascinanti e celebri opere di Sandro Botticelli.
“Dio ha tanto amato il mondo da darci suo Figlio”
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L’appuntamento con l’iniziativa “Un capolavoro per Milano” cade quest’anno in un momento complesso, confuso e molto contradditorio, che si presenta ogni giorno sotto i nostri occhi, tinteggiando i nostri pensieri futuri, in tonalità fosche e cupe.
Non soltanto la violenza internazionale che si ingigantisce ogni giorno, ma anche quella più dimessa e ordinaria, che ha osato intaccare i legami più semplici e fondamentali come quelli della famiglia, dei valori civili e religiosi.
Questi sono gli stati d’animo con i quali ci poniamo di fronte alla liturgia del prossimo Avvento e di fronte al capolavoro de “Adorazione dei Magi “di Sandro Botticelli per Gaspare da Lama.
Tra le opere dell’artista fiorentino, escludendo i capolavori notissimi e identitari come la “Nascita di Venere e la Primavera”, questa opera esprime al meglio i tratti salienti della personalità dell’autore, la grandezza di Firenze nell’età laurenziana, e la reggenza della famiglia dei Medici. Senza tralasciare le vicende minori della vita quotidiana di quella signoria come i notabili ambiziosi, la loro ascesa e la loro caduta in rovina, che vengono ricostruiti con minuziosità, grazie alla pittura di Sandro Botticelli.
Lo stesso Giorgio Vasari scrive nel 1568 “opera certo mirabilissima, e per colorito, per disegno, e per componimento ridotta si bella, che ogni artefice ne resta oggi meravigliato”.
Il grande successo ottenuto grazie a questa commissione, aprì, dunque a Sandro Botticelli, la strada per Roma, favorendo le prestigiose commissioni papali della cappella Sistina, e diede in qualche modo il via alla sua fortunata carriera.
Sono anni cruciali per Sandro Botticelli il quale, come è stato evidenziato, coincide con un legame sempre crescente con la famiglia dei Medici, per il quale dipinge, non solo il perduto stendardo raffigurante Pallade, ma anche una cospicua serie di ritratti.
Dall’altra parte il committente Gaspare da Lama, era strettamente legato alla casata medicea, facendo realizzare a Sandro Botticelli una particolare interpretazione del tema dei Magi.
La questione della identificazione dei personaggi dipinti da Sandro Botticelli è molto affascinante, ad esempio l’identificazione dei tre re.
Il re anziano sarebbe dunque Cosimo il Vecchio, quello in primo piano con ampio mantello rosso Piero il Gottoso e il giovane alla sua destra vestito di bianco Giovanni, ma anche la suggestiva ipotesi, più recente formulata da Strehlke, ci propone di identificare anche Lorenzo nel giovane vestito di bianco, sottolineando che in questo modo Sandro Botticelli avrebbe messo in scena una sorta di manifesto del potere mediceo e la sua eredità.
Ormai sono assodate, invece, le presenze dello stesso Sandro Botticelli, che si ritrae nel giovane biondo sulla destra, posto di tre quarti con il manto giallo oro, mentre interpella con lo sguardo lo spettatore, e del committente Gaspare da Lama, che potrebbe essere l’uomo stempiato con il manto azzurro sulla destra, anch’egli girato verso il riguardante, mentre indica sé stesso con il dito.
La presenza di committenti, come spettatori di episodi sacri nella pala d’altare, era un’antichissima consuetudine, diffusa ovunque in quel periodo storico e molto assodata in Firenze.
Nel caso in esame i Medici non sono più solo parte del corteo, né solo spettatori di una scena sacra, ma divengono essi stessi i Magi, quasi una divinizzazione della famiglia, o santificazione post mortem.
Dunque, siamo davanti ad un’opera celebrativa e il soggetto dei Magi non è stato scelto a caso, dato che costoro erano divenuti protettori della classe mercantile, nella quale si fondava tutta l’economia fiorentina.
La festa dei Sapienti veniva celebrata nel Trecento e negli anni seguenti sempre con maggiore enfasi, culminando in un grande corteo che coinvolgeva la cittadinanza e della quale le famiglie più ricche, si facevano promotrici.
Pertanto i Medici erano destinati a divenire i protettori di questa festa, tanto che molti scritti ritrovati accertano che sin dal 1439 l’organizzazione delle attività della Confraternita dei Magi, fondata nel 1426, indicava la famiglia medicea come partecipante al corteo.
Anche per questo motivo, il tema dell’Adorazione dei Magi conosce nella pittura fiorentina una significativa diffusione, da Sandro Botticelli che la dipinge almeno cinque volte con formati e scelte stilistiche differenti che riflettono l’evoluzione della sua pittura, a Filippo Lippi e Beato Angelico.
Rispetto ai suoi colleghi, egli compie però scelte radicalmente diverse: dallo spazio costruito intorno all’edificio in rovina posto al centro della composizione, che da la sensazione che la scena continui oltre ai confini della tavola, alla Sacra Famiglia seduta davanti alle rovine di un tempio, sui cui resti si innesta il tetto di legno della capanna, fino al corteo posto a semicerchio intorno assieme a cavalli, cani, scimmie, un nano e altri personaggi eleganti con fogge orientali.
In un momento in cui è difficile distaccare i nostri sensi e le nostre emozioni dalle spettacolari esibizioni del male, dobbiamo avere il coraggio di sostare davanti a questo capolavoro, lasciando che l’opera entri in noi, attraverso i sensi, per riconoscere ancora una volta l’epifania del Natale che si rivela ogni anno, dandoci una prospettiva diversa di leggere la nostra storia e il nostro mondo. Una contemplazione del mistero dell’amore di Dio, che si fa carne per guarirci dai nostri abissi di violenza, che seminano distruzione e morte, e moltissima solitudine.
Di Alberto Corrado