Il lavoro cambia: più spazi di condivisione (meglio se bellissimi) fra professionalità diverse, che diventano luoghi e occasioni di incontro per business proficui. A Treviso è nato un nuovo spazio in tal senso e a tutti gli effetti è il primo coworking al mondo ricavato in un palazzo del 1200. È stato denominato Palazzo dei Maestri, è un emblematico immobile del centro storico di Treviso risalente al XIII secolo, ed è stato presentato al pubblico venerdì 4 ottobre 2024 per illustrarne la nuova destinazione e funzionalità: sede congiunta, ipertecnologica e condivisa in tutti i 4 piani, da studi professionali di altissimo profilo fra notai, avvocati, commercialisti.
Dopo un accurato restauro conservativo durato alcuni anni su idea e interessamento dell’imprenditore trevigiano Patrizio Bof – già autore di un altro intervento importante in un palazzo del 1500, ribattezzato Palazzo della Luce. «Si è deciso di chiamarlo Palazzo dei Maestri perché un tempo, in quegli stessi spazi, operavano quelli che erano i maestri dell’epoca, omologhi agli attuali, e quindi giudici, notai, accademici ma anche religiosi e artigiani».
Palazzo dei Maestri si trova proprio nel cuore di Treviso, a Isola di Mezzo, e proprio queste personalità esemplari intende omaggiare oggi la riapertura del palazzo medievale affrescato sia fuori che dentro, dedicando i nomi delle sale a quanti si sono avvicendati nei secoli tra quelle stesse mura, consegnando idealmente il testimone del loro sapere alle professionalità attuali, del presente e del futuro.
«Abbiamo riconsegnato alla città un bene culturale importante – dichiara il manager Patrizio Bof – che avrà funzione economica e sociale per il Veneto. Il palazzo è completamente arredato in ossequio alle indicazioni della Soprintendenza, per rispettare filologicamente un luogo di grande pregio, dove al centro dell’edificio c’è la spettacolare scala sospesa progettata dagli architetti Afra e Tobia Scarpa».
Palazzo dei Maestri rientra nella collezione Diamond Series che l’imprenditore trevigiano ha coniato per gli immobili di pregio a taglio luxury che restaura e ridona, trasformati in servizi, alla collettività con il meglio della strumentazione digitale e domotica. Perché Patrizio Bof non realizza nulla ex novo: recupera e riadatta. «Concordo con Maria Grazia Chiuri della maison Dior quando afferma: “capisco sempre di più che a me piace restaurare, non realizzare qualcosa di nuovo, bensì recuperare, aggiornare, far evolvere l’esistente”».
di Redazione