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La creatività come momento di confronto sociale. La fiducia nei nuovi linguaggi. Ritratto di un artista che ci manca.

“…e ridere delle follie del mondo”

Enzo Jannacci, Vivere, 1976

L’arte contemporanea nei confronti della società non si è mai posta nello stato concavo di uno specchio che ritrae e persuade le cose a definirsi secondo i modi prestabiliti dell’attesa.

Anzi, ha sempre acceso processi, che mettono in scacco ogni certezza anticipata e sviluppano volute disfunzioni della conoscenza.

In questo senso, l’arte attua un linguaggio parallelo a quello della letteratura quasi scientifica, esercitando le armi del sospetto e del dubbio, per attraversare i settori della convenzione e del preordinato.

1961 Generale @Gianni Ummarino
1960 Berenice @Gianni Ummarino

Il procedimento di fondo assume il carattere del metodo socratico, basato sul lavoro e il dialogo per conoscersi, organizzando in maniera esplicita quei materiali, che colgono in contropiede il piano basso della realtà.

L’arte contemporanea ha imparato a sue spese a diffondersi con ironia ed a tirare i fili d’intensità con movimenti orizzontali, assorbiti dalla esigenza della dimostrazione inequivocabile.

Ha praticato il transito di una intelligenza analitica, il transito laterale della poesia alla prosa, dall’istantaneità alla durata di una pratica intelligente.

1964 Enrico Baj
1965 Meccano

Enrico Baj partecipa a questa impostazione, sviluppa l’arte come opera di libertà in cui poteva continuamente sperimentare, come pratica dell’intelligenza nomade, attraverso la scoperta di nuovo materiali e di tecniche esecutive.

La sua intelligenza consiste nell’esercizio della sua creatività, unita al suo spirito dissacrante ed ironico, che assume l’opera, come utensile di condensazione di legami inediti, nell’ambito di elementi che giacciono nell’inerzia orizzontale della normalità.

1975 LouiseMarieThereseVictoireDeFrance
1961 Ubu

Enrico Baj ha sempre pensato all’artista come un nomade, che ha il privilegio della variabilità, fatta di spostamenti progressivi e di preferenze differenziate di materiale, che implica molteplici riferimenti e la memoria di numerosi intrecci.

A cent’anni esatti dalla sua nascita, il Comune di Milano – Cultura e Palazzo Reale è lieto di accogliere l’antologica Baj chez Baj, che aprirà domani 8 ottobre fino al 9 febbraio 2025, studiata per ripercorrere tutti i temi e soggetti della sua lunga e poliedrica carriera.

1978 Santa Ildegarda Apocalisse
2002 La Neva

L’allestimento, curato da Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj, è suddiviso in dieci sezioni tematiche, progettate per offrire ai visitatori, quelle opere che sono affermazioni concrete di contraddizione, e proposizioni vive che rompono lo schema logo-centrico del pensiero tradizionale, per introdurre quella pittura di invenzione cui dobbiamo rivolgerci perché essa può anticipare nuovi sistemi di linguaggio e di comunicazione, capaci di sfuggire ad ogni codificazione.

1960 Specchio

Questa intensità procedurale dell’arte è direttamente proporzionale allo sviluppo del lavoro sul lungo percorso lineare e materiale dall’ideatore all’esecutore, da quella mano sinistra che guida la mano destra, che talvolta può praticare lo sbaglio, e che è frutto di puro piacere intellettuale, volto ad innescare un processo di impoverimento destinato a svuotare il linguaggio di significati e di poesia.

1964 Parata a sei

Una specifica qualità dell’arte di Enrico Baj, che assume una produzione moderna, come quella del cinema con il suo carattere del montaggio, della specializzazione del gioco. In questo caso uno dei pochi strumenti di difesa assieme all’ironia, che sono in mano all’Umanità, per difendersi dall’oppressione e dal male.

Enrico Baj ha sviluppato, con linguaggi diversi, il concetto di decomposizione, il positivo affrancamento da un’unica opzione formale, l’affermazione dello slittamento e sconfinamento in opere complesse o sorelle della prediletta pittura polimaterica, come la grafica e la ceramica.

Tutte le sue opere promuovono forme di comunicazione già all’interno dell’opera stessa, e durante il processo creativo, perché la creazione non risiede solo nel progetto, ma anche nella produzione, che non significa riproduzione, ma allargamento delle differenze e accesso creativo alla collettività.

I funerali dell’anarchico Pinelli 1972 allestito a Milano Palazzo 2012 @Andrea Scuratti

A cento anni dalla sua scomparsa Enrico Baj conferma la sua autentica statura internazionale a tutto tondo e nel saper vivere a tutto tondo il suo tempo, senza intellettualismi, sempre alimentandosi di ironia e humor.

Di Alberto Corrado