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L’ombra dei Beati Paoli” è il nuovo romanzo di Silvana La Spina, edito da Neri Pozza, che denuncia un mondo oscuro e privo di scrupoli, e affronta i temi della parità di genere, in anni in cui la condizione umana non conosceva scampo.

“Ma all’improvviso una lama….. Uno strappo, un gesto freddo. IL marchese cerca di difendersi, ma è scioccato dalla novità. Poi un dolore insopportabile alla testa, agli occhi….”

Silvana La Spina

 

Sono numerosi i romanzi storici e le serie televisive. Da Walter Scott ad oggi, le opere narrative ambientate nel passato, con un’accurata ricostruzione dell’epoca attraverso atmosfere, costumi, usanze hanno avuto un tale possibilità di varianti da avere fatto paragonare questi temi all’ampia casualità della vita.

Silvana La Spina, che ai lettori è conosciuta per “La Bambina pericolosa” del 2008, “Un cadavere eccellente” del 2011, “La continentale” del 2014, “L’uomo che veniva da Messina” del 2015, “L’uomo del Vicerè” del Vicerè e “Angelica” del 2022 entrambi editi da Neri Pozza, si aggiunge alla lista con il suo “L’ombra dei Beati Paoli” (Neri Pozza/ I Narratori).

Silvana La Spina

Non di vero thriller si tratta, bensì della drammatizzazione dell’esistenza del barone Maurizio Belmonte, che l’autrice estrae dall’ombra e meritoriamente racconta nelle sue incredibili vicende nel risolvere casi più atroci di omicidi, accaduti nella Palermo del 1783.

Il racconto apre con l’uccisione del marchese Camille de Gubarnatis, schiacciato da una carrozza in corsa, non prima che gli fossero cavati gli occhi. E per molti dietro a quella morte si celano I Beati Paoli, un’antica setta di incappucciati che rivendica i diritti del popolo e si scaglia contro le ingiustizie. Non tutti credono nella loro esistenza, ma il sospetto addensa nubi minacciose su una nobiltà, che si tiene stretti i suoi privilegi, incurante del resto.

In questa Palermo rovente e in pieno fervore per i preparativi del Festino di Santa Rosalia, Maurizio Belmonte, dovrà calarsi nei recessi oscuri e con l’aiuto di Sofia Schulz, la pittora dei morti, donna di grande fascino e mistero che gli ha rapito il cuore, cercherà di districarsi tra dicerie e superstizioni, in cerca di una verità velenosa.

Statua della santa con ex voto nel santuario di Monte Pellegrino, opera in marmo di Gregorio Tedeschi, 1630, @Gaetano Ceravolo

Un’ampia materia narrativa, addirittura in alcuni punti eccessiva, se Silvana La Spina non sapesse sfruttare la sua doppia qualità di sperimentata narratrice e di storica siciliana.

Doti che le permettono di proiettare la vita del protagonista contro gli immani avvenimenti che si succedono in quella fetida Palermo, governata da un Vicerè che ha avuto un incarico di governare, e degli incontri con il marchese di Caracciolo, illuminista e intellettuale, che sta cercando di porre un freno a una nobiltà che se ne infischia di ogni sua legge e proclama.

La vita del barone Maurizio Belmonte assume, così lo straordinario rilievo che merita tra sentimento e ragione in quell’arco di storia di passaggio per una nuova visione della società, alla cui base sta la ragione, la libertà e l’uguaglianza.

 

Di Alberto Corrado