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Ambrogio Borsani ci conduce tra i segreti del nomadismo e tra i segreti di gente alla ricerca di un punto che rimanda ad un altro punto che indicano altri punti ai confini del mondo, dove i secoli precipitano sui popoli in movimento senza arrestare il cammino.

“Ogni uomo ha il suo Paradiso: il tuo Paradiso sarà pieno di libri e di grandi damigiane d’inchiostro; quello di altri pieno di botti di vino, di uzo, di cognac; quello di altri ancora pieno di sterline d’oro; il mio Paradiso è questo: una cameretta profumata con vestiti colorati e saponette odorose, un grande letto matrimoniale a molle accanto a me il genere femminile.”

Nikos Kazantzakis, Zorba il greco

Un apprezzato intellettuale italiano, Ambrogio Borsani, ha scritto un libro intitolato “Vagabondi Nel Mani”,  per Neri Pozza, letteralmente un guida ad una terra magica inseguendo storie di figure inquiete e anime erranti, attratte dai segreti di una terra magica, che è diventato il testo più regalato, citato e commentato dall’intellighenzia cosmopolita.

@Vladan Raznatovic

Come spesso accade nei fenomeni culturali, l’opera della quale si dibatte finisce per essere importante quanto il fenomeno, in un ambiente in cui la semplicità si mescola all’arte, l’incanto nel risvegliare una visionaria porte dell’Ade, dove lasciavano ogni speranza gli antichi spartani sconfitti e sfortunati marinai della battaglia di Capo Matapan.

Sono molteplici i motivi di questo fenomeno: il libro è molto accurato, ricco di informazioni, divertente, e soprattutto si presta benissimo a essere uno specchio di un territorio e di un popolo di pirati e assassini, ma anche di valorosi guerrieri capaci di cacciare gli ottomani, come l’indomito comandante Petrobey, ostinato ribelle, altero dominatore del Mani.

@tina-xinia
@farhad-ibrahimzade

Per comprendere l’approccio è bene rifarsi al sottotitolo “Anime inquiete nel cuore selvaggio del Pelopponeso”, e ricordare che per millenni il viaggio non è stato associato all’idea del turismo, ma alla conquista di un territorio, l’esplorazione e al pellegrinaggio, tre concetti che rimandano a guerra e religione.

Il lettore del nuovo mondo si chiede quindi cosa ci sia immutato e cosa eterno rispetto ai nostri tempi, mentre leggi di consigli di luoghi fantastici nei quali Bruce Chatwin volle essere sepolto dietro una sperduta chiesetta bizantina sul Taigeto, ignota persino agli abitanti del luogo, o un giovane Kazantzakis, dopo il dottorato su Nietzche, prendeva lezioni di zoticoneria dal selvaggio Georgios Zorba, fino Patrick Leigh Fermor che si fermò a Kardamyli per costruire con la sua Joan, una casa incantata.

Mentre ci si chiede quanto si sia perso della dimensione fantastica dell’esistenza, e apprendere cosa pensavano popoli in movimento che non arrestavano il loro cammino.

L’elemento che colpisce è il racconto di come le enormi fatiche e i terribili pericoli non facessero scemare minimamente l’entusiasmo dei grandi viaggiatori, scrittori e artisti.

 

Di Alberto Corrado