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Nathan Thrall, esperto di Medio Oriente, racconta la tragedia palestinese attraverso la storia di un padre alla ricerca del figlio, vittima di un incidente. “Un giorno nella vita di Abed Salama” edito da Neri Pozza è un saggio potente, tradotto in un’anatomia di una tragedia che ogni giorno vediamo sotto i nostri occhi.

“In ciò che avviene non vediamo la nostra mano, quindi chiamiamo certi eventi disgrazie quando sono l’inevitabile conseguenza dei nostri progetti, e altri eventi li chiamiamo necessità semplicemente perchè vogliamo cambiare idea”.

Stanlet Cavell

Nathan Thrall non lo conoscevo, eppure è un giornalista esperto di Medio Oriente che vive a Gerusalemme e i suoi scritti sono comparsi sul The Guardian, The New York Times Magazine e sono stati tradotti in più lingue, ed è vincitore del Premio Pulitzer 2024.

Mi sono ritrovato a leggere “Un giorno nella vita di Abed Salama” edito da Neri Pozza e mi si è aperto un mondo, anzi una anatomia di una tragedia che sta sotto i nostri occhi, tutti i giorni.

Nathan Thrall

Dentro queste pagine appassionate e lucide dedicate alla Palestina, vi è una corposa relazione del feroce quotidiano di chi vive nella terra più contesa del pianeta, e non sono mancati gli spunti critici verso una visione della glossa dialogante così tanto riportata dai mass media, che spesso nascondono la verità.

Quanto sta avvenendo in Terra Santa è una tragedia senza precedenti, che oltre alla gravità del contesto militare e politico, sempre più deteriorato, si sta deteriorando anche il contesto sociale e religioso.

Il solco di divisione tra comunità, i pochi ma importanti contesti di convivenza civile si sta poco alla volta disgregando, con un atteggiamento di sfiducia che invece cresce ogni giorno di più.

@mohammed Ibrahim

E tutti i documenti raccolti come un reportage da Nathan Thrall sono stati traslati in un’opera di in cui gli eventi, le persone citate sono divenuti una lettera morta, di chi pur privato dei più elementi diritti, cerca di mantenere intatta la propria umanità.

Anche i rapporti che sembravano consolidati, vengono spazzati perché ciascuno si sente tradito dall’altro, non compreso. Non è solo la giornata di un bambino di cinque anni come Milad, emozionato per la sua prima gita di classe ad un parco nord di Gerusalemme, o l’ignominia del 7 ottobre scorso che ha tracciato uno spartiacque nel dialogo tra cristiani, musulmani ed ebrei. Il mondo ebraico non si sente sostenuto da parte dei cristiani, divisi come sempre su tutto, incapaci di una parola comune, e divisi sul sostegno ad una parte o all’altra, oppure disorientati e incerti.

I musulmani si sentono attaccati, e ritenuti conniventi con gli eccidi. Insomma, dopo anni di dialogo o non dialogo, ci siamo ritrovati a non intenderci l’un l’altro.

@andy-watkins

E cosa rimane un padre, che incalzato da un presagio, raggiunge un autobus in fiamme e lo accoglie una visione infernale, che nessun padre ebreo, musulmano, cristiano vorrebbe vedere: corpi di bambini a terra.

Inizia così una giornata che cambierà per sempre la vita di un padre palestinese, una corsa angosciante in un labirinto fatto di ostacoli fisici, burocratici, emotivi, dovuti dalla sua condizione di essere sempre dalla parte sbagliata del muro di separazione, ma soprattutto di essere anelante di conoscere la sorte di suo figlio.

Un romanzo che ci pone a non credere a tutto quello che ci viene somministrato dai mass media, e ci inchioda nel farci riflettere che le belle dichiarazioni di cessate il fuoco o di abbracci di circostanza non servono assolutamente a nulla, ma sono tutti legati alla nostra cultura occidentale intrisa di incomprensione.

E da questo che dobbiamo riprendere il filo del dialogo della sensibilità e degli approcci culturali delle vere comunità per migliorare quel dialogo interreligioso che non serve, ora, più a nulla.

L'orto di Getsemani @lisa-forkner

Questo romanzo è un elogio struggente di quella umanità perduta ed eccezionale intuizione politica, nel rappresentare i metodi usati da ogni singolo Stato per mettere in ginocchio un popolo senza perdere il plauso del mondo occidentale.

Sedersi e leggere “Un giorno nella vita di Abed Salama” di Nathan Thrall è rompere lo status quo e restituire l’umanità ad entrambi i popoli, e non significa scadere nella superba postura di chi si crede nel giusto, ovvero lo smuovere le nostre coscienze.

 

 

Di Alberto Corrado