@karl-fredrickson
Breve ed intenso il nuovo libro di Diego Brasoli “Il caffè di Tamer” edito da Mursia, ci riconsegna la storia dell’ebreo Dori Goldman e del suo amico arabo Tammer Hammoud. Perché si sa l’amicizia è sempre un dono, ma è anche scelta.
“L’amicizia è un anima che abita in due corpi, un cuore che abita in due anime.”
Aristotele
Esiste sentimento più universale dell’amicizia?
Ed esiste un autore capace di trattarlo in modo penetrante, al medesimo tempo spiccio e poetico, dell’immenso Diego Brasioli?
Basterebbero queste due semplici osservazioni per salutare con gioia “Il caffè di Tamer”, il suo ultimo romanzo, edito da Mursia.
Ho ragione di sostenere questa tesi perché questa opera non ha nulla da invidiare ai grandi classici come “L’amicizia” di Aristotele, “Sull’amicizia” Madame de Lambert e Louis De Sacy.
Anche dal punto di vista drammaturgico. Il primo colpo di teatro messo a segno da Diego Brasioli compare già nel primo capitolo dove singhiozzi di due donne, lo stropiccio di passi discreti sulla terra pietrosa accompagnano solo la preghiera del rabbino e i misteriosi versi della sura dell’aurora, mormorati a basso voce.
Questa è la storia dell’ebreo Dori Goldman e del suo amico arabo Tamer Hammond che aveva un locale senza nome né insegna nei vicoli di Gerusalemme. Era un luogo di pace che tutti chiamavano, semplicemente, il caffè di Tamer.
Tutto ciò i venti di guerra disfano quello che era antico, perché in quella terra promessa niente è ciò che sembra, nulla pare andare nel verso giusto, fino a quella maledetta situazione, in cui la vicenda del protagonista sembra annegare in due articoli di stampa e la fuggevole notizia riportata sul telegiornale.
Ed è qui che l’autore ci offre una serie di dialoghi per uscire dall’autoinganno del veleno della politica, perché il piacere di dialogare in cui la voce del sangue è sempre più forte del richiamo della ragione, tale da far accrescere la potenza dell’amicizia, che non è solo necessaria, ma anche bella al punto che nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se fosse provvisto in abbondanza di tutti gli altri beni.
Infine, ed è il suggerimento più importante, che l’amicizia fondata sulla virtù è indispensabile in ogni fase della vita umana ed è destinata a durare e i suoi effetti benefici si fanno sentire anche nella comunità politica, perché l’intero scopo dell’esistenza non è altro il bene comune.
Una brace spenta, potremmo considerarla se apriamo i giornali degli ultimi mesi, eppure dobbiamo sempre affidarci alla bellezza delle lettere, magari calandoci in una lettura silenziosa, che ha la capacità di influenzare e farci cambiare umore, in speranza che qualcosa possa cambiare, senza mai dimenticare inciampi, e contraddizioni. L’amicizia è la tenerezza unita alla prudenza, che ti raddrizza dolcemente e gentilmente, se hai fallito.
Di Alberto Corrado