Per la sfilata prêt-à-porter Dior autunno-inverno 2024-2025 Maria Grazia Chiuri guarda a quel momento di passaggio, alla fine degli anni Sessanta, in cui la moda esce dai confini dell’atelier e si apre al mondo.
Se c’è una cosa che accomuna i designer alla moda di ogni epoca, è che un certo punto della loro vita si sono innamorati dell’estetica pura e hanno per forze di cose, hanno creato collezioni che sono vere poesie d’amore.
Non c’è designer o couturier che non l’abbia fatto.
Restando in Maison Dior possiamo citare Marc Bohan, direttore della per 29 anni al timone creativo, collocandosi in mezzo alla irrequietezza di Yves Saint Laurent e la grandeur del suo successore Gianfranco Ferrè, plasmando la visione della slim look, composta da abiti fluidi, spalle naturali e linee che slanciavano. Oppure Gabriella Crespi, designer e scultrice italiana, che collaborò con la Maison negli anni ’60 realizzando una linea di oggetti per la casa e per il reparto regali, unendo artigianalità e approccio stilistico. E infine, Maria Grazia Chiuri, salita al podio della Maison, nel 2017, portando in scena il corpo femminile in maniera diversa, combinando elementi classici e moderni per abiti, allo stesso tempo grintosi ed eleganti.
Tutti uniti nel parlare ancora di passione ed emozione nella riproducibilità di un abito perché le donne che si amano, non guardano la crescente frenesia dei trend, ma si appassionano a forme e materiali, che celebrano la femminilità.
La bellezza della emozione sta anche in questo: è atemporale.
Così oggi Dior continua a parlarci, esattamente come faceva Marc Bohan e Gabriella Crespi, e nell’oggi attraverso Maria Grazia Chiuri. Ed è proprio la continuità di questo genere a suggerire la collezione Autunno – Inverno 2024-2025, dove sono rintrodotte le forme fluide, libere, come quelle della linea A, che permettono di camminare velocemente per andare incontro al futuro, e il foulard, oggetto molto amato dalla direttrice creativa, nel ritornare come accessorio protagonista del guardaroba femminile.
Le donne moderne, in questo momento, hanno bisogno di semplificare le linee e valorizzare senza forzature il corpo femminile, per questo le scelte stilistiche di questa collezione esce dai confini dell’atelier, e si apre al mondo.
Leggere questa collezione vuol dire anche educarsi alla celebrazione della forza di un femminile plurale, indipendente, cangiante, riattivando le forme e le atmosfere di quel momento speciale di libertà creativa di cui Miss Dior diventò e diventa emblema.
Insieme alle tonalità che riprendono la palette di Marc Bohan, che va dal bianco all’arancio rosa fino al verde segnaletici, e i tessuti, come cachemire double, ma anche gabardina sempre double, in passarella possiamo ammirare dei pezzi perfetti composti da abiti, pantaloni, cappotti, giacche e gonne spesso nella lunghezza sopra il ginocchio.
Creare una collezione come questa, oggi, è ancora necessario, perché significa mettere sulla carta da disegno quel sentimento che accomuna quel modo nuovo di vestire capace di unire molte donne, rendendole tutte speciali anche nelle differenze.
Di Alberto Corrado