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La collezione Autunno – Inverno 2024 di N°21 racconta un nuovo bon ton per far emozionare tutte le donne moderne, che osano avere un guardaroba da Atelier.

Ci sono tanti modi nel costruire un nuovo bon ton. E l’unione di tutti fa la realtà. Perché il mondo della moda è caleidoscopico e per viverlo fino in fondo, bisogna guardarlo da diverse angolazioni.

Così una collezione può diventare un’atmosfera Haute Couture da anni Ottanta del Novecento, con un glamour degli abiti da cocktail e la praticità dei tailleur di lana bouclé.

Una serie di immagini dallo spirito anarchico, in questo caso, che diventano protagonisti della collezione Autunno- Inverno 2024 di N°21, che rielegge quella idea di libertà della moda, distruggendo l’idea arcaica, i cliché e vizi accumulati dal passato, ma conservando forma, volumi e tecniche di sartoria.

Una estetica che torna ad essere semplice ed essenziale, per rivelare ad un pubblico senza età l’importanza di indossare un capo eseguito con quella tecnica da Atelier, però con un baricentro diverso che fa risultare alcune proporzioni, e i dettagli un po’ sbagliati o quasi slegati dalle abitudini della cultura convenzionale.

E un gioco di visioni, dove ogni look immaginato ha la sua personale identità: dal tailleur in panno nero tagliato al vivo e ricamato con cristalli e jais, alle gonne e gli abiti costruiti con pannelli aperti, che prevedono sottovesti o anche nude look, che sempre si ricollegano a quel concetto di visione erotica nichilista.

Altri abiti in tulle ricamato con i cristalli sono costruiti come scapolari da appoggiare sulle sottovesti o sulla pelle nuda, mentre i maglioni in lana lavorati con la tecnica “norvegese” appaiono con gonne in paillettes, prima di cedere il passo a tailleur in lana bouclé, nei colori del rosso e del nero.

Ed un attimo, che ci ritroviamo a pensare al passato, adorando gli abiti semplici, tagliati ad “A” con la scollatura chiusa da un fiocco, come quello che si appoggia sull’abito da cocktail, costruito con una nuova geometria regolare tale da non volerlo lezioso, come un tempo, ma essenziale nella sua funzione decorativa.

Un mondo femminile che non ha un solo punto di vista, ma che riesce a contenere tutto in un racconto disincantato che procede dall’osservazione del reale, così i cappotti in eco pelliccia di leopardo o, con un effetto molto naturale, con l’animalier preso in prestito dal manto dello scoiattolo, si abbinano a guanti in pelle rossa e che coprono abiti corti, neri e in crêpe de Chine con gli orli ricamati.

E sono ancora più estremamente completi i singoli look quando vengono abbinati agli accessori, che  si svincolano da un universo stereotipato:  dalla  slingback con ricami di cristalli e stringhe abbracciano la tomaia come se fosse un bustier, alle allacciate “maschili” con ricami in cristalli staccabili e con le stringhe che attraversano la suola e si chiudono sulla tomaia, fino alle proporzioni per la borsa bauletto «Malibu» mentre la «Jeanne» acquisisce la luminosità dei ricami in cristallo.

Una collezione narrata con leggerezza e sensualità, che pone l’accento verso la consapevolezza dell’estetica femminile e della sua diversità complessa. Qui si si vede la grande ricerca di Alessandro Dell’Acqua, spessa faticosa, nel cambiare prospettiva ogni volta, quando crea una collezione, e nell’essere disposto a cedere il passo talvolta all’incognita, fino a credersi parte di un unico grande universo creativo. Ma il risultato finale non ha prezzo: si diventa solo e sempre più ricchi di visioni e di idee, quando si guarda un suo show.

Così anche questa volta, ci insegna ciò che manca al mondo iper-connesso: ammirare la moda e viverla con emozione. Che oggi ci sembra così remoto, ma che Alessandro Dell’Acqua l’ha riportata in passarella, credendoci fino in fondo. Facendo centro.

Di Alberto Corrado