Thom Browne porta in scena a New York la collezione donna e uomo autunno inverno 2024-2025 proponendo l’imprescindibile legame delle musicalità insita nelle parole e di come un testo poetico, può diventare uno spartito della nostra vita.
“Ed il Corvo non s’alzò; sempre posa, sempre posa
Sopra il bianco busto pallido di Minerva sulla porta;
E i suoi occhi hanno l’aspetto di un demonio sognatore
E la luce della lampada che lo inonda getta l’ombra
sua di sopra il pavimento;
La mia anima dall’ombra che per terra aleggia immoto
non si alzerà – mai più!”.
The Raven
Edgard Allan Poe – febbraio 1845
È bello pensare che la moda sia come un amplificatore della personalità di un singolo creativo, come se fosse una grande cassa acustica, che spara a tutto volume, quello che la tua anima vuole dire, senza che debba proferire parola.
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Per Thom Browne la moda è una stola da smoking ridotta a brandelli, un corpetto trompe l’oeil in twill di seta bianca, un abito da sera decostruito e trasformato in pannelli modulari abbottonati gli uni agli altri. Un guardaroba che desidera rivoluzionare sempre quella l’uniforme in chiave moderna sfidando le proporzioni tradizionali, ma nello stesso tempo trasmettendo la vera sensibilità della sua anima che affonda tra le radici di in una manifattura di qualità e di una sartorialità accurata.
Parte proprio da questo concetto, la collezione donna e uomo , Autunno 2024 , di Thom Browne in un racconto che si conclude, inizia attraverso una mise en scène che si ispira alla poesia “Il Corvo” di Edgard Allan Poe del febbraio 1845 e pubblicata sull’American Review, che narra la cupa vicenda di un amante, ancora in pena per la sua amata morta, che mentre medita su un grande volume, riceve la visita di un corvo, che non farà altro che ripetere monotamente “Nevermore, Nevermore” ( mai più, mai più) , tracciando fino all’ultima strofa quali sia l’apice del dolore nell’amante.
In un cortile innevato, un albero solitario, avvolto da un gigantesco piumino, che scopre ad ogni estremità i rami neri e spogli, è al centro della scena, mentre alle sue spalle una finestra illuminata con il vetro rotto diventava l’accesso delle silhouette ispirate al corvo.
Non solo una storia di abiti, ma anche di corpi scolpiti dagli abiti, in un crescendo emozionale, dove le modelle e i modelli in look sartoriali e cappotti dalle spalle maestose colonizzano la stanza, mostrando flanelle di lana e intarsi di velluto, applicati su moirè dal mix divertente, o altri intarsi di lana e cashmere, tutti definiti da una forma a clessidra.
Il racconto si dipana in quadri, dal ritmo onomatopeico, che evidenziano silhouette importantissime: da quella a mela e ad A, fino ad arrivare a quella a bozzolo delle maestose mantelle di seta e alle geometrie dei look sartoriali.
In mezzo emerge, da uno spacco sartoriale di un immenso piumino che occupa il setting, la linea bambini di Thom Browne Kids, in un crescendo emozionale, che colonizza tutta la stanza, mentre la voce dell’attrice Carrie Coon declama i versi della poesia di Edgard Allan Poe, con l’incidere di quel ritmo musicale ondulante ed ipnotico quasi d’incantatrice di serpenti.
Anche il trucco racconta la tematica dell’angoscia e quella dell’ossessione dell’auto distruzione dopo la morte di una bellissima donna. I modelli protagonisti hanno un beauty look da cinema muto degli anni’20 con trucchi occhi scenico e labbra cremisi, mentre le palpebre hanno uno strato corposo di ombretto bianco, che ridisegna i tratti del viso con un tratto nero intenso, che dalla rima ciliare si sposta sotto l’osso delle sopracciglia, creando appuntito volto del corvo. Unica differenza è per l’insetto dorato, che porta la luce e speranza alla fine, interpretato dalla modella Alex Consani, in cui vi è una perfetta creazione eterea quanto preziosa fatta di foglie d’oro e base con la pelle di porcellana, creata come il resto di tutto lo show da Isamaya Ffrench, truccatrice britannica e creatrice d’arte da indossare.
Thom Browne si riconferma una grande sognatore e lo fa rimanendo a sé stesso, esibendo una collezione fatta di uniformi teatrali e scatenando le sue ossessioni che si concretizzano nella spettacolarizzazione della moda.
Di Alberto Corrado