È uscito per L’Ippocampo “Per Tommy” 22 gennaio 1944 un libro da Bedřich Fritta disegnato a suo figlio campo di Terezin, con un testo Hélios Azoulay, scrittore, attore e compositore.
“La luna dorme sotto le coperte”
Tratto dal libro “Per Tommy” 22 gennaio 1944
Chi è Bedřich Fritta? Chi ne ha mai sentito parlare? Rivolgo questa domanda a chi legge, così come mi è stata rivolta agli inizi di settembre da Sébastiano Le Noel, art director de L’Ippocampo durante una piacevole dinner, dove mi anticipava la presentazione dei titoli in programma nel 2024, della sua casa editrice.
È curioso. All’apparenza sembra che tutti abbiamo letto autori ebrei, o almeno i libri più importanti, poi però ti accorgi che sicuramente questo è successo, ma per molti di quel tipo di lettura è rimasta un’idea vaga, un vortice di angoscia, che scuote senza però trattenere le voci e le immagini di quei racconti che rendono “Se questo è un uomo” di Primo Levi, “Diario” di Anne Franck, o “Solo la speranza lenisce il dolore” di Simone Veil inimitabili.
Anche per questo, per le tante maglie rotte della nostra memoria, si è voluto intitolare in questi giorni dedicati alla Memoria prendendo in prestito l’esperienza di un padre che disegnava per suo figlio nel ghetto di Terezin: un’occasione per invitare a leggere “Per Tommy” 22 gennaio 1944, con i disegni originali di Bedřich Fritta su testo Hélios Azoulay, edito de L’Ippocampo.
Con il passare degli anni Il Giorno della Memoria si è trasformato in un’icona per definizione sempre uguale a sé stessa, che esaurisce la sua funzione nei ripetitivi riti della celebrazione.
Ne abbiamo fatto un monumento, come è accaduto per tanti eventi del secolo scorso che, terminato il clamore della ricorrenza, scivola via senza lasciare traccia.
A tal punto da chiedersi se ne vale la pena, se nel mondo che abbiamo sotto i nostri occhi c’è ancora posto per una riflessione consapevole sulla Shoah, in modo che quel passato resti carne viva per noi che viviamo nel presente.
“Per Tommy” 22 gennaio 1944 prova a rispondere a queste domande trasformando il Giorno della Memoria non in un giorno qualunque, dunque, ma più giorni, necessari per dare spessore a un tema che rischia di restare intrappolato in discorsi solenni che producono l’effetto contrario: quello di generare indifferenza o, peggio ancora provocare quasi un senso di fastidio, soprattutto nelle giovani generazioni.
Cosi, quando ho ascoltato Sébastiano Le Noel nell’illustrare questo progetto e dare corpo a un’immagine che provasse a dire in modo diverso, a ottant’anni di distanza, quella cosa chiamata Auschwitz, la sua risposta finale è stata: “Ho cominciato escludendo tutto ciò che fosse didascalico, visto. È rimasta una metafora visiva della memoria attraverso Bedřich Fritta, pseudonimo di Friz Taussig, grafico e caricaturista attivo a Praga, nel 1941, che fu deportato nel ghetto di Terezìn dove diresse L’ufficio Disegni del Dipartimento tecnico. Nel luglio 1944, fu arrestato e torturato per “propaganda menzognera” e spedito ad Auschwitz dove morì nel novembre dello stesso anno” e proseguì “Il mio unico intento da parte della nostra casa editrice di offrire l’occasione di ammirare i suoi disegni clandestini e il suo libro “Per Tommy” 22 gennaio 1944 dedicato al figlio con i testi accanto di Hélios Azoulay, artista poliedrico che si esprime in opere di straordinaria libertà intellettuale”.
Una lettura che concede la possibilità di ripensare a temi e vicende che hanno marchiato a fuoco la vita di milioni di persone, di donne e soprattutto bambini. Una riflessione che riguarda non solo il passato, ma il presente.
Senza voler fare facili e spesso incongrue equiparazioni, ma al tempo stesso senza nasconderci il fatto che oggi esistono mondi capovolti e perversi, che hanno bisogno di un nuovo linguaggio per essere conosciuti.
Così come è accaduto allora, quando quella gigantesca esperienza biologica sociale, ha avuto bisogno di parole e concetti per essere svelata, allo stesso modo, oggi è necessario non dimenticare il valore cognitivo di quella lezione, provando a riformularla e a commisurarla ai tanti inferni che sono in questo momento davanti ai nostri occhi, adesso, tra noi.
Di Alberto Corrado