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Sabato De Sarno nella sua prima collezione uomo per Gucci, introduce quella creatività diretta capace di aggredire la realtà, per imporsi come artefice magistrale. Un esempio che dovrebbe essere il punto di partenza di ogni designer in questo momento.

L’impeccabile compostezza formale e la tensione lirica alimentata da un continuo, esplicito rapporto con la tradizione sartoriale dell’Heritage di Gucci ci arrivano oggi con maggiore nitidezza, di quanto avvenisse qualche anno fa.

A centodue anni dalla nascita del brand, il suo dettato classico e il suo manufatto artigianale, non ci appaiono più, come al tempo del loro apparire piuttosto estranei a una vicenda di costume, allora in movimento verso le più varie sperimentazioni.

Oggi con la presentazione della collezione uomo Fw 2024-2025 si impone, al contrario, per quella che è, in primo luogo, un’abilità di artefice magistrale, creata da Sabato De Sarno, tale da essere indicata come possibile esempio di partenza a chi desidera iniziare oggi un percorso simile, che abbia una valenza reale e poetica nel settore della moda.

Ma andiamo con ordine. Sabato de Sarno ha iniziato nel mondo della moda avanzando a piccoli passi, prima con l’ingresso in Prada e poi lavorando per anni dietro le quinte dei grandi marchi, dove ha coltivato sempre un grande interesse per il settore della maglieria. In seguito viene accolto in Dolce&Gabbana, dove disegna le collezioni di maglieria donna, per poi arrivare nel 2009, da Valentino.

SABATO DE SARNO

Qui entra in condivisione di pensiero con il direttore creativo- Pier Paolo Piccioli, che ne apprezza il grande valore e ne interpreta le infinite sfumature della sua passione per il suo mestiere, che resterà un codice essenziale e preponderante in tutte le collezioni, che svilupperanno assieme, fino alla sua dipartita, per approdare come direttore creativo da Gucci.

Riagganciandoci all’osservazione di Pier Paolo Piccioli sulla capacità di Sabato De Sarno di cogliere in modo diretto elementi della esperienza sul corpo di una meditazione quasi lirica dei tessuti e il loro senso di sublimazione estetica, eccoci ad esprimere con il debutto della sua prima collezione per l’Uomo Gucci  la gioia del vivere, trasportandola in un manifesto che descrive “una storia a carte scoperte, orgogliosa, manifesta, anche se potrebbe sembrarlo non è proibita a nessuno, è libera e piena di euforia.

Netta è la presenza sartoriale e la presenza del corpo maschile, con riferimenti rivolti ad una quotidiana concretezza di “ .. persone splendide, tutte diverse tra loro”. Un flash di spontaneità, da lui sentito, che avverte lo stratificarsi del tempo a fronte della storia di “…oggetti-lucenti, freddi al tatto ma caldi nell’anima e nel cuore”.

Ci troviamo davanti ad una collezione poetica, che risulta oltretutto strutturata come vera e propria operazione complessa e internamente articolata, bel oltre il concetto di semplice guardaroba maschile, pur con la caratteristica senza concettualismi di ridefinizione della proposta estetica del marchio.

Una collezione in cui domina un eccezionale controllo stilistico al lume di una grande tradizione artigianale che, negli anni in cui sfilava Tom Ford, la faceva apparire, come si diceva, in anticonformista controtendenza, con una connotazione rétro, che non sempre portava ad apprezzarne il valore al primo impatto, come sarebbe stato giusto.

Una poesia che però ci parla oggi, mutati i tempi e i gusti, con il sapore di una affascinante tensione espressiva di repentine emozioni. E devo dire che, se lo stesso, a quel tempo “fordiano”, ne ammiravo la qualità sartoriale, non sempre riuscivo a cogliere in pieno quella portata singolare autenticità artigianale, quasi astorica che ci veniva offerta.

Oggi con Sabato De Sarno ci muoviamo in un territorio di osservazione reale e di introspezione, dove si alternano un guardaroba maschile che ci può apparire noto, dove però il completo ha la giacca con le nervature sui lati, i tessuti sono di jacquard con la GG, mentre i giubbotti si gonfiano e le camicie usano colletti come dettagli di designer di dècor. Tale che possiamo definire una estrema coincidenza di realtà e vita.

 E “ancora” gli oggetti attraenti come un cappotto a frange di jais lucidati, una felpa con un collo tempestato di strass, un cardigan con il colletto di cristalli sembrano nati da una concezione quasi ascetica del fare sartoriale. Aver guardato questo show significa rappacificarsi con una rinnovata vanità maschile, ammirando la grazia semplice di un capo e la sapienza insolita di come è stato realizzato, per un uomo che ama una personalità veramente superiore, in un contesto di apparente normalità.

Di Alberto Corrado