Todd Snyder, designer statunitense, immagina un guardaroba maschile per chi ama vivere in una casa progettata da Tadao Ando e ascoltare i Joy Division, mentre guida una Porsche.
La serata di apertura di Pitti Immagine Uomo è stata aperta con un trionfale show di Todd Snyder, definito dagli addetti ai lavori come uno dei menswear designer statunitensi più influenti delle ultime due decadi, per avere ridefinito il gentiluomo americano nel presentarsi al mondo con uno stile elevato.
Un altro aspetto del suo talento è quello rendere l’aspetto convenzionale abbastanza sconosciuto da sembrare sempre nuovo ma avere comunque un senso, tale da essere apprezzato dal pubblico che lo ha portato ad aprire negli USA 15 negozi nel Nord America, ai quali ne verranno aggiunti altri 5 che apriranno durante il 2024.
Il debutto di Snyder a Pitti Immagine Uomo era diviso in due atti: il primo presentava 31 look della sua nuova collaborazione con Woolrich, come direttore creativo della Black Label e il secondo con la sua amata collezione di 81 pezzi, denominata “The Modernist”.
Il punto di partenza per la prima parte è l’Heritage dei 190 anni di storia del marchio, inclusa la classica camicia a quadri chiamata “Buffalo Chech Skirt” realizzata in cashmere e una nuova versione dell’Artic Parka, indossata dall’Ammiraglio Richard E. Byrd, il leader della prima missione scientifica nell’Antartide.
Il resto del guardaroba è un sapiente mix tra spirito da esploratore e tocco sartoriale high performance da indossare in esterno, ma al contempo in città per chi ama aggiungere un tocco sleek al proprio stile personale.
La seconda parte incalza con i codici dello stile Snyder che immagina un uomo e il suo mondo che prende ispirazione dal “British Drape” inventato dal sarto del Duca di Frederick Scholte, anche mentore di Per Anderson di Anderson & Sheppard.
Un uomo che ama vivere in una casa realizzata dall’architetto giapponese Tadao Ando nella foresta, e dove nel suo garage è parcheggiata una Porsche 912 del 1968, disegnata da Fernand Alexander, che ama guidarla con emozione attraverso le strade fitte di pini innevati, mentre ascolta una musicassetta dell’album “Unknow Pleasures” del gruppo musicale britannico Joy Division.
E che adora godersi il proprio single mat nella Poltrona Egg di Arne Jacobsen al termine della sua giornata lavorativa, assorto nel contemplare la bellezza della natura, o leggere i propri magazine di gradimento.
Uno storytelling che evoca una tripla intersezione di temi principali che riflettono sia la sartoria anglo degli anni’30 che quella dell’uniforme militare degli anni ’50, fino ad enfatizzare all’abbigliamento maschile mainstream degli anni 90.
Uno stile da gentleman contemporaneo ma elegante, senza essere sovracaricato di layering e orpelli, che ama indossare i cappotti in lana dai tessuti inglesi, le giacche sartoriali con una gonna lunga sopra i denim a gamba larga, i bermuda oversize, i cardigan in mohair, i combat stretti a vita alta, e le camicie in seta con stampe speciali come quelle realizzate con le immagini dai dipinti di Van Gogh, in collaborazione con il museo Met.
A questo va aggiunto un lavoro scientifico dal veterano giornalista americano Jim Moore anche sugli accessori, con gli stivali da combattimento in pelle super carrarmati di Tricker e le collane di John Hardy che acquistano aspetti evidenti di una distorsione che li fa sembrare dei cimeli del passato trasportati nel futuro.
Di Alberto Corrado