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La forza della letteratura e più in generale della cultura per contrastare l’impoverimento dell’esperienza umana.
“Il concetto pensa quel che l’intuizione vede, e l’intuizione vede quello che il concetto pensa”
J.L. Nancy de “L’oubli de la philisophie”
La perdita di esperienza dell’uomo contemporaneo, nel momento in cui il termine esperienza diventa la parola del marketing pubblicitario, sembra che non siamo più capaci di fare esperienza.
Una società messa a nudo, dove le parole “desiderio”, “emozione”, “amore”, che risuonano in tanti discorsi e messaggi quali espressioni di una palpitante vita interiore, stride con una realtà impregnata di indifferenza e rassegnazione.
Il dominio delle immagini, che solleticano e caratterizzano lo scandire delle giornate delle nuove generazioni, è sempre più spesso privo della minima capacità di immaginare un futuro.
E spesso ci chiediamo, se ancora c’è spazio per un legame tra spiritualità, arte, letteratura e filosofia in un’epoca dedita alla perdita di esperienza, e di passione verso le lettere e l’arte.
E’ proprio questo testo/manifesto letterario “Ritrovare l’Umano” edito da Oligo, scritto a più voci da lldebrando Bruno Volpi, giurista e autore del romanzo “Le Regole d’Oro”, Enrico Garlaschelli , insegnante di materie filosofiche, antropologo e pedagogo presso l’Istituto di Scienze Religiose di Milano e di Mantova, e Roberto Maier, docente di Teologia e di Filosofia Morale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore ed Ethics and Anthropology of Food presso l’Università di Parma, ci porta a recuperare quel narrare, rendendoci spettatori di testimonianze e di alcune verità relative all’esperienza umana.
Ogni autore, in questo saggio, affronta una tematica rivolgendosi al lettore nel creare un pensiero o meglio nel farlo ripercorrere le tappe, le menzogne, gli inganni e le collusioni inconfessabili con vecchi e nuovi scenari di questa società intrisi da qual potere assoluto dell’immagine, al di là di ogni contenuto reale.
Si tratta fin dei conti, di utilizzare la verità per riuscire meglio comporre un’idea di pensiero come strumento essenziale per trasformare la vita in esperienza specificamente umana, in stretto rapporto con la religiosità, e in una visione di un momento privilegiato dell’umano.
Un pensiero autentico, quello che non necessariamente incontra il favore della società ed è contro i camuffamenti messi in atto dal sistema dei media, ma anche del soggetto stesso che cerca di sfuggire a quella cultura fatta di paure e speranze, illusione e disillusione o essere vittima di visioni ideologiche, caricature e stravolgimenti.
Una grande letteratura del pensiero che non teme di sporcarsi le mani o di scendere nell’animo, anche di quello più traviato e corrotto, che non teme di servirsi della finzione perché vive l’urgenza della verità.
Qui si riflessioni che sono storie di un viaggio della mente e ancora più della vita, che non è mai nuda, perché è ammantata di segni come sogni, fantasmi, rimorsi e speranze.
Si tratta solo di trovare elaborare un pensiero e la sua parola, o delle parole che sono in grado di dare vita ad un gesto come meglio precisa Rholand Barthes affermando “che la scienza è grossolana, mentre la vita è sottile ed è per correggere questo divario che la letteratura ci sta a cuore”.
Un autoritratto di noi stessi, che talvolta siamo persi e ci dobbiamo ritrovare attraverso i limiti del nostro linguaggio e al di là dei confini dal senso comune.
Ed è per questo che il saggio “Ritrovare l’Umano” ha una forza dirompente perché analizza in modo lucido ed ironico quello che potrebbe accadere se ci facciamo trasportare verso le derive del non senso e non coltivare la libertà, quello proprio che manca, oggi, alla nostra storia attuale.
Di Alberto Corrado