Panettoni e pandori, pasticceria fresca, biscotti, cioccolatini e marron glacés. A Sant Ambroeus è protagonista perfetto per una sinfonia di emozioni che incontra una danza di delizia e di passione.
Il bon ton prescrive che i dolci natalizi – panettone, pandoro, panforte, e tutti i mille “pani dolci” della tradizione – vadano mangiati rigorosamente con le mani, per non toccare con il metallo delle posate quello che la simbologia cristiana ci presenta come Pane di Vita.
(Barbara Ronchi della Rocca)
Quello che un maestro pasticciere cerca di fare per le persone è portarle più vicine tra il gusto e l’emozione. Perché l’arte ha a che vedere con la condivisione. Non sei un maestro, se non vuoi condividere un’esperienza, un pensiero. Rimuovere le distanze perché tutti possono avvicinarsi, perché tutti possono sentire o gustare, per ritrovarsi in una idea creativa alchemica.
Nel 1936 due pasticcieri hanno abbattuto le distanze unendo le loro forze per aprire un caffè a pochi passi dal Teatro La Scala, ispirandosi alla storia di Sant’Ambrogio, patrono di Milano, dando alla pasticceria e confetteria il nome del santo nella sua versione dialettale “Sant’Ambroeus”.
Lo strumento che ha permesso di creare questo luogo d’incontro della intellighenzia milanese è stato la passione, certo, ma prima ancora pazienza, precisione ed eleganza.
Ottantasette anni compiuti, dove ancora nel laboratorio si producono cose buone come il panettone che viene impastato, cotto, messo a testa in giù per almeno 12 ore e infine confezionato in una bellissima cappelliera realizzata nel caratteristico rosa Sant Ambroeus con bordo ricamato, logo in lamina d’oro e inaspettati interni celesti. O il pandoro, che si presenta in tutta la sua semplicità, che viene avvolto da un sottile velo bianco di zucchero vanigliato e posizionato in una elegante scatola color pesca con un raffinato nastro in tessuto.
Si diciamolo subito, che è un racconto di un viaggio nel tempo che inizia con la famiglia Cattaneo, proprietaria del locale agli inizi, per poi passare negli anni ’70 alla famiglia Pauli che lo cede alla famiglia Festorazzi agli inizi degli anni’80, la quale nel 1982 apre a New York nel quartiere di Manhattan su Madison Avenue un identico caffè e pasticceria per gli estimatori di quel melting pot vibrante che coniuga tradizione con idea moderna e cosmopolita italiana.
Un pensiero rapido ed assecondato da molti, che nel 2003 porta alla collaborazione della famiglia Festorazzi con l’imprenditore Gherardo Guarducci nel creare SA Hospitality Group conquistando i commensali americani, importando generazioni di tradizioni culturali italiane attraverso i ristoranti e bar aperti nei quartieri più esclusivi di New York.
È un percorso autobiografico questo, dove l’arte del condividere costituisce innanzitutto un mezzo per conoscere sé stessi, così come è nato.
Quel luogo d’incontro o di ruotine quotidiana che iniziava con il cappuccino e il cornetto, per poi fare un salto a pranzo per assaporare un panino croccante, ed infine per passare la sera gustando i piatti classici nella tanto amata sala ristorante, oggi rivista da Fabrizio Casiraghi, architetto laureato a Milano, di stanza a Parigi.
Il vero valore di Sant Ambroeus è il tempo, è l’esplorazione della quella consistenza perfetta dei sapori equilibrati con le tradizioni, che non cambiano con il modificarsi dei dettagli.
La vera esclusività di questo luogo è il piacere di vivere la tavola, un gesto perfetto per un momento perfetto, per augurare ai propri cari un momento sereno di eccellenza italiana.
Di Alberto Corrado