Jean Auguste Dominique Ingres The Apotheosis Of Homer
In ogni epoca i resti del passato hanno suscitato fascino e turbamento. Un’autrice di molti studi sulle letterature moderne di lingue neolatine e sui processi di genesi testuale ne ha scritto una storia avventurosa per la casa editrice Neri Pozza.
Che cos’è una storia avventurosa nel passato? È sola un’avventura. O forse l’emblema dell’insensatezza del niente, del crudele baratro del tempo. O ancora solo memoria del passato, tracce di un autore e d’uomini e di una scoperta come la città di Palmira, che dicono che sia la Sposa del Deserto.
Il viaggio sulle tracce del passato è tutto questo insieme e anche molto altro. Concetto sfuggente come se tradisse l’i-permanenza delle cose a fronte della memoria delle parole, oppure se qualcosa si edificasse sulla volontà della memoria collettiva, come in questo caso di tre gentiluomini inglesi appassionati di Omero, decisi a ritrovare le tracce.
Ecco perché provare, anche soltanto a pensare a una loro storia su un trealberi denominato Matilda, salpato nel porto di Napoli il 5 maggio 1750, è un pensiero che può spaventare.
Soltanto ad una professoressa ordinaria di Letteratura Francese e di Letteratura Comparate all’Università italiana e al CNRS francese che ne facesse lo studio accurato di una parte della sua vita, stando ben attenta a fuggire con nonchalance i fragilissimi confini storici e ricorrendo a uno studio enciclopedico, potrebbe riuscire un’impresa del genere.
Quella studiosa esiste e la sua opera è in libreria: Nei Mari di Ulisse | Sulle tracce di Omero alla scoperta di Palmira di Maria Teresa Giaveri, edito per la sezione Colibrì di Neri Pozza è un libro sontuoso, che parla di noi stessi e di quei viaggi, che desideriamo intraprendere quando siamo cultori d’arte e del senso estetico del bello.
Un libro che sin dalle prime righe rende ragione della celebre affermazione di Omero secondo il quale non esistono persone immuni al fascino e alla segreta attrazione per il viaggio, perché il viaggio di ogni uomo non è altro il corso della nostra esistenza che si compie nell’arco della propria vita fatta, di esperienze travagliate, dolorose e talvolta eroiche. Ma l’autrice non si limita alla visione universale del passato, che, dopo diventa vigilia delle grandi rivoluzioni come quella francese, o americana, ma soprattutto quella industriale, ci ha dato maggiore la consapevolezza storica e sociale del passato, come tempo narrativo a cui attingere.
Fa qualcosa di più ambizioso: si avventura nei meandri del testo omerico che sul viaggio ha costruito immaginari mettendolo a confronto con quel Secolo dei Lumi e con quello del Romanticismo.
Stando attenta a trattare anche viaggi immateriali, come quelli dei sogni dei protagonisti, che si abbandonano alla bellezza delle meraviglie della navigazione o delle trasferte in carovana armata per penetrare nell’interno delle coste del Mediterraneo, da Smirne a Costantinopoli., dalla piana di Troia all’Egitto.
Un’opera sensazionale, rara e bellissima, su quel residuo di quel testo omerico che noi chiamiamo Odissea, ma non è altro il continuo e incessante formarsi e disfarsi di incontri, legami della nostra vita che è l’arte dell’incontro.
Di Alberto Corrado