fbpx

Dolce & Gabbana supported Karoline Vitto, contribuendo alla educazione delle nuove generazioni alla consapevolezza del corpo, decostruendo ideali più classici.

“OGNI STAGIONE MI VIENE CHIESTO PERCHÉ DISEGNO PER LE CURVY. PENSO CHE QUESTO SHOW SIA LA RISPOSTA”
KAROLINE VITTO

Da qualche stagione Domenico Dolce e Stefano Gabbana ospitano uno designer emergente, permettendo di esprimere sé stessi e la loro creatività, contribuendo a dare spazio e valorizzare il loro lavoro.

Così dopo Miss Sohee presentata nei saloni della Atelier Sartoria, Matti Bovan in un hangar sui Navigli, Tomo Koizumi in una sede della Maison, è stato il momento di Karoline Vitto, origine brasiliane, ma londinese di adozione, per aver intrapreso gli studi alla Royal College Art della Centrale Saint Martin.

La sua tesi di laurea è stata di presentare un progetto sulla bellezza e sulla sinuosità del corpo femminile, che le ha attribuito il plauso in tutto il mondo e articoli nelle realtà importanti del settore editoria della moda, come Vogue UK, Dazed, i-D, Harper’s Bazaar ed altri.

Ashley Graham
Ashley Graham e Karoline Vitto

La promettente promessa del “body confidence” ha molto da insegnare all’establishment della moda, perché non aderisce ai rigidi standard estetici, ma valorizza e risalta in maniera consapevole ogni forma e taglia, a favore di un’estetica nuova, dove ogni corpo, curva e forma può esprimersi con libertà.

Essa fa parte di una classe emergente di designer donne che include Hillary Taymout di Collina Strada a New York e Ester Manas a Parigi che rifiutano le prospettive ristrette che modellano la maggior parte delle passarelle, per dare particolarità a rotolini, pieghe additate come “sbagliate” o da nascondere, per esaltarne l’estetica con dettagli cut-out, stringhe e lacci.

La sua prova nell’Headquarters di Dolce&Gabbana è stata super positiva mettendo in evidenza il rapporto dell’abito, che non si può considerare tale, fino a quando non viene abitato da un corpo.

Una donna sensuale e consapevole del proprio fascino, senza rinunciare a quella aderenza sul corpo, che in questo caso è stato introdotto da elementi funzionali in metallo con dettagli della corsetteria, come le spalline del reggiseno che permettono di regolare la larghezza.

L’impronta è quella delle sue collezioni, ma subito, si capisce il grande supporto che ha dato la Maison, fornendo un jersey che sembrava una carezza sul corpo, delle stampe per ampliare la proposta e un denim costruito senza taglia, che potremmo dire i primi jeans bodyfriendly, dotati di piccoli elastici di corsetteria, che si possono regolare in base alle esigenze di chi li indossa.

Una collezione che comprende un guardaroba completo: dal costume da bagno al denim, da agli abiti da cocktail a quelli da sera, fino alle scarpe, progettate apposta da Dolce& Gabbana per lo show, nei propri atelier di produzione.

Inutile a dire che questa educazione alla consapevolezza, insegna a tutte le nuove generazioni che un corpo non è migliore dell’altro, distruggendo le barriere del convenzionale al quale siamo abituati, e spesso non ci rispecchiano.

Di Alberto Corrado