Un film dichiaratamente di genere che chiude la trilogia criminale.
Stefano Sollima torna in Italia per raccontare Roma, la sua città, dopo le esperienze negli Stati Uniti dopo aver diretto Soldado – sequel del film Sicario, uscito nel 2015, e Senza rimorso di Tom Clancy – adattamento cinematografico del romanzo del 1993 e aver creato e diretto la miniserie televisiva italo-franco-statunitense ZeroZeroZero sull’omonimo romanzo di Roberto Saviano e dove i primi due episodi sono stati presentati in anteprima il 5 settembre 2019 proprio alla 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
“Roma è cambiata e anch’io” dichiara Stefano Sollima in conferenza stampa per la presentazione del suo film “Adagio” “L’ho osservata con occhi diversi tornando sulla scena del crimine con un altro passo” e aggiunge “Assieme al mio amico e brillante sceneggiatore Stefano Bises abbiamo scritto il soggetto del film e cominciato a condividerlo. Il primo Produttore a cui l’abbiamo fatto leggere, Lorenzo Mieli, ha abbracciato il progetto con una tenacia e passione piuttosto rara e senza il cui apporto tutto questo non sarebbe mai esistito. Vision e Sky si sono offerti di finanziare il progetto e da quel momento la lavorazione ha avuto un altro passo, piuttosto veloce, frenetico. Un “andante” quasi un “allegro””.
Questo suo metodo singolare ed insolito lo ha portato a collaborare di nuovo Paolo Camera per la direzione della fotografia, Paki Meduri per la scenografia, Maricetta Lombardo per il suono, Luca Ricci per gli effetti speciali, Alessandro Borgese per stunt coordinator e altri artisti con cui non aveva mai avuto la possibilità di lavorare come Mariano Tufano per i costumi.
A seguire si è raccolto un cast straordinario che ha infuso la vita nei personaggi, tratteggiando il declino inesorabile, struggente di tre vecchie leggende della Roma criminale, alla ricerca di una redenzione impossibile in un mondo ancora più cinico, feroce e caotico che schiaccia relazioni familiari, fraterne e amichevoli non lasciando altri legami tra gli uomini al di fuori del denaro. “Quello che stiamo vedendo davanti i nostri occhi con la disgregazione della nuova generazione”.
Film distopico, che racconta la storia di Manuel, un ragazzo di sedici anni, che cerca di godersi la vita come può, mentre si prende cura dell’anziano padre (Toni Servillo). L’adolescente è vittima di un ricatto, deve andare ad una festa per scattare delle foto a un misterioso individuo, ma sentendosi raggirato, decide di scappare, ma si ritrova inseguito dai ricattatori (Adriano Giannini, Francesco Di Leva e Lorenzo Adorni), Manuel capisce di essere invischiato in qualcosa che è più grande di lui e sarà costretto a chiedere protezione a due ex-criminali, vecchie conoscenze del padre (Valerio Mastandrea e Pierfrancesco Favino).
Un film a dir poco eccezionale, anche se la preparazione è stata complessa, come nel mettere in atto la scelta di effettuare le riprese con la città di Roma, non troppo popolata con i “blackout” che sono stati realizzati dal vero, circoscrivendo ampie porzioni di quartieri e consentendo alla troupe all’interno di quelle aree e solo la circolazione dei mezzi di scena. In quelle zone, vietate al traffico e pattugliate dai vigili urbani, l’illuminazione stradale è stata spenta per pochi minuti, giusto il tempo dei ciak, e la città, al buio, veniva illuminata soltanto con le auto di scena che simulavano il traffico cittadino con un effetto finale suggestivo.
Di Alberto Corrado