Il romanzo lettera di Valentina Mira, edito da Fandango Libri, ha una forza senza precedenti in cui la potenza letteraria incita alla rivoluzione delle manchevolezze della nostra società nel diritto di difesa delle donne.
“L’unica cosa che ti dirà una donna che è stata violentata- l’unica, prima di perdersi con lo sguardo nel vuoto, a cercare di scavare nel rimosso, lì dove fa male- è che, quando succede, tu vai in mille e mille e mille pezzi, pezzi, pezzi.
“X” Valentina Mira
Sono rimasto freddo e determinato, anche se come tutte le donne e gli uomini italiani, sono sconvolto dal numero di vite femminili interrotte dalla violenza.
Non credo che non si arrivi a nulla se non analizziamo le inadeguatezze della giustizia, e la ripetitività del percorso angoscioso di una donna che ha subito uno stupro: dal sentirsi umiliata, alla forza della denuncia, fino alla resilienza.
Vorrei ricordare che solo pochi anni fa il termine stupro viene definito come invasione dallo Statuto di Roma della Corte penale internazionale: “L’invasione è eseguita con la forza, o con la minaccia della forza o della coercizione, come quella causata dalla paura della violenza, della costrizione, della prigionia, dell’oppressione psicologica o dell’abuso di potere, contro le persone stesse o altre”.
Importanti parole, che chiariscono che quell’essere viene oppresso.
Valentina Mira, laureata in giurisprudenza, scrittrice per vari giornali tra cui il Manifesto e il Corriere della Sera, esce nelle librerie per Fandango Libri, con “X” un romanzo di grande forza e di una franchezza senza precedenti.
Un romanzo scritto sotto forma di lettera, che Valentina scrive al fratello con cui non parla da anni per raccontargli quello che ne è stato di lei e soprattutto quello che non ha avuto il coraggio di dirgli in passato.
Uno stupro subito ad una festa in un quartiere normale da uno stupratore normale. Valentina non lo denuncerà mai. Esattamente come il novanta per cento delle donne che sono state violentate. Con un’unica eccezione, un solo confidente, suo fratello che tuttavia non le crede. Al contrario si allontana da lei e rimane amico dello stupratore. Dopo dieci anni Valentina decide di riprendersi la propria storia, di spezzare l’omertà e ribaltare la vergogna, dalla violentata al violentatore, restituendola a lui.
La posta in gioco non è più alta dell’odio, ma quello di portare avanti con una libertà nuova e una difesa contro la reazione dell’uomo vecchio che ancora esiste in ogni uomo. Una battagli sociale per tutti, affinché l’Italia sia portata avanti come Paese moderno, aperto al futuro a un nuovo concetto di amore e famiglia.
La necessità di una reazione femminile per potenziare gli strumenti di difesa e della legge come creare centri antiviolenza, oppure corsi di formazione della polizia e personale dei tribunali, ma soprattutto incontri con le scuole. Una informazione capillare, una discussione che elimina tabù e stigma che accompagnano la violenza, che porta a sentire il proprio corpo come estraneo.
Un pensiero forte che va ripetuto come un mantra sempre perché il rifiuto profondo della libertà delle donne è la causa della violenza. Non è una violenza come le altre, mostra la difficoltà di accettare le donne libere e ha radici nel passato di ognuno di noi, uomini e donne.
Solo partendo dalla consapevolezza possiamo trovare la forza di difendere le nostre simili, compagne e vittime.
Valentina Mira è una voce importante di questa rivoluzione pacifica, dove intorno la parola violenza per mano di un uomo non deve essere una sfortunata eccezione, ma diventare materia risolutoria per determinare un futuro, che vede nel diritto di difendersi e scardinare la radice ancora patriarcale della nostra società.
Di Alberto Corrado