Cees Nooteboom riprende le orme di Kōbō-Daishi (弘法大師), l’eterno viandante fondatore del buddismo Shingon. Portando come compagno di viaggio “La Storia di Genji”, il primo romanzo storico di Murasaki Shikibu.
“Furuike ya
Kawazu tobikomu
Mizu no oto.
Stagno antico
Una rana si getta
Suono d’acqua.”
Matsuo Bashō, poeta giapponese del periodo Edo.
L’ottantanovenne olandese Cornelis Johannes Jacobus Maria Nooteboom, detto Cees Nooteboom, non è solo uno degli scrittori più noti e tradotti, ma anche un entusiasta viaggiatore.
Nonostante si sia affermato sia nel campo della poesia narrativa, drammaturgia, per il quale ha ricevuto riconoscimenti di valore fra cui più d’una candidatura al Nobel, Cees Nooteboom è però ritornato di recente in libreria con “Saigoku- Il pellegrinaggio giapponese dei 33 templi” assieme Simone Sassen, fotografa che l’accompagna nei suoi viaggi intorno al mondo dal 1979, edito da Iperborea, con la traduzione di Laura Pignatti.
Sulle orme di Kōbō-Daishi (弘法大師), l’eterno viandante fondatore del buddismo Shingon, Nooteboom affronta uno dei più antichi pellegrinaggi del Giappone, quello del Saigoku.
Trentatrè templi, alcuni nell’area di Kyoto, altri sperduti tra montagne, uno su una piccola isola, ciascuno dedicato a una diversa manifestazione di Kannon (観音), il bodhisattva associato al concetto di compassione, che ha sembianze femminili e come tale fu raffigurato e venerato.
A dare ritmo del cammino vi è l’accompagnamento delle pagine della “Storia di Genji”, romanzo dell’XI secolo, scritto dalla poetessa e scrittrice Murasaki Shikibu, vissuta nel periodo Heian (794-1185), considerato uno dei capolavori della letteratura giapponese.
Cees Nooteboom si muove tra paesaggi e architetture nell’incanto anacronistico di un Giappone rimasto immutato e fatto di silenzi, leggende e riti millenari, ripercorrendo il lungo viaggio della dottrina buddhista dall’India attraverso un continente, da una cultura all’altra, per raggiungere il Sol Levante.
Viaggiatore letterario dall’influenza a quella di Bruce Chatwin, ma in realtà dotato di un’attitudine al confine tra la costruzione storica e l’accento del romanzo moderno. I suoi scritti sono totalmente universali e transgenerazionali: sono l’espressione dell’armonica fusione di buddhismo e shintoismo, spirito e natura, fede e superstizione che identifica il pantheon nipponico, ricordando molte pratiche del cattolicesimo popolare.
E permettono quindi di affrontare quella imperscrutabilità del tempo, e della pace ultraterrena che avvolge i templi offrendo rifugio dalla caotica vita odierna.
“Saigoku- Il pellegrinaggio giapponese dei 33 templi” è accompagnato dalle fotografie di Simone Sassen in cui da sfoggio di una grande diversità non solo di ambienti e di epoche, ma anche di allegorie ed emozioni evocate dalle parole di Nooteboom.
Ma queste foto nascondono un ulteriore fascino, tutto visivo: quello della sfida fotografica, come se fosse un fermo immagine che può proseguire animato dal nostro proprio pensiero emotivo.
Ma quello che rende interessante questo prezioso libro, è il fatto che all’origine non ci sono altro che storie. Storie di vita e amorose che talvolta sono invisibili all’uomo distratto, dei quali solo il taccuino di viaggio di Nooteboom, può dare una nuova parvenza di vita e soprattutto di emozione.
Di Alberto Corrado