Alessandro Enriquez propone con la Resort 2024 un viaggio onirico nella sua terra. Partendo da una location d’eccezione Kalè Beach e dal racconto lungo “La Sirena” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
“Il suo corpo era quello di un pesce, rivestito di minutissime squame madreperlacee e azzurre, e terminava in una coda biforcuta che lenta batteva il fondo della barca. Era una sirena”.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Di una collezione Resort si può parlare in due modi radicalmente diversi. Analizzando in una forma vaga, nelle sue valenze contenutistiche e strutturali. Oppure legandola ad un testo di un autore, come in questo caso al racconto lungo “La Sirena” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, o ad un luogo incantevole Kalè Beach, che si trova a Portopalo di Capo Passero, di fronte all’isola delle Correnti, punto in cui le correnti dei due mari che bagnano la Sicilia, si incontrano.
Questi due approcci vanno bene per ogni tipo di estetica creativa, ma per Alessandro Enriquez è un’arte corale, emotiva che si lega sia un testo letterario, sia una coreografia eseguita da danzatori del Teatro Massimo di Palermo, con le coreografie di Lucia Ermetto.
Una nuova dimostrazione d’amore per la sua terra, dove il pensiero trainante è quello della magia e della realtà che si rincorre sovrapponendosi e fondendosi in una sorta di biografia camuffata. Il che, è intuibile, dagli abiti chemisier e abiti sensuali, ampi e con dei motivi cut-out, che sono un inno a quel matrimonio marino e terreno, dove i simboli della terra e le stelle marina dell’acqua, si uniscono per immortalare la festa nuziale, assieme ad anemoni e conchiglie.
Uno straordinario viaggio onirico che parla della sua infanzia, delle sue donne, dei suoi amori intellettuali (il cinema, ma soprattutto i libri).
Si ritrovano le sue grafiche iconiche, che questa volta hanno personalizzato il Kalè Beach, dai lettini ai menù per le tavole, quelle stesse che hanno riunito gli affetti più cari davanti al trionfo dei sensi della cucina culinaria siciliana presentati in piatti disegnati dallo stesso Enriquez, realizzati da Les Ottomans.
Alessandro Enriquez appare come un eterno bambino, anzi come “un vieux jeune homme qui aime l’art” come fu definito dalla stampa internazionale, quando mosse i primi passi nel mondo della moda.
Ma la cosa originale di questa Resort 2024 è che tratta l’importanza dei colori, energici e vitaminici, come se non fossero mai stati considerati prima. La Resort di Enquirez è osservata con occhi nuovi, come se il suo pensiero trainante è lo stupore visto e ammirato per la prima volta.
Presunzione? No: desiderio di tornare ad una nuova purezza di visione, svincolata dai pregiudizi, sgomberata del peso di bibliografia torrenziale che si alterna in questi mesi, prima della chiusura estiva della moda, che comunque il designer ha ben presente. Adottando la leggerezza e la fluidità dei tessuti: dal lino al crêpe de chine, fino alla duchesse.
Alessandro Enriquez Resort 2024_ph Gianluca Caruso
Sullo sfondo di un tramonto acquarellato nella cornice del Kalè Beach ritroviamo un mondo nel quale a volte ci dimentichiamo di vivere, un mondo che ci abitua a pensare nella necessità di creare una vita come combinazione magica e d’amore. Un luogo che ci porta a riflettere sulla quotidianità che viviamo, che fa diminuire la necessità di apprezzare la piacevolezza delle emozioni che sono dentro di noi, e che ci allontana da cosa dobbiamo dire e che cosa meglio non dire, che cosa possiamo indossare e che cosa non è giusto indossare, senza che ci venga data la libertà di scegliere consapevolmente, perché altri si assumono il compito di deciderlo per conto nostro, togliendo alla moda il concetto personale.
Alessandro Enquirez ci porta a riconoscere tutto questo, e ci sollecita ad essere liberi nel condividere la propria passione vitale senza critiche e giudizi.
Di Alberto Corrado