Il nuovo mecenatismo moderno ci salverà ancora. La moda e l’arte unite per trasformarsi in un neoumanesimo.
“Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo… l’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo.”
Giordano Bruno
Guerre e migrazioni di popoli, crescente catastrofe ecologica.
I primi ventitré anni del terzo millennio, ascrivono un tale crescendo di disastri da far predire alcuni la fine della stessa umanità o dello stesso pianeta, o altri la cosiddetta decadenza e caduta, l’inizio, come dopo la caduta dell’impero romano, con la nascita di un nuovo medioevo.
L’umanità sembra ad un bivio, anche se chiamare quel periodo secolo buio è errato, perché vi erano anche degli Illuminati dai capilettera all’ombra dei chiostri, che produssero una sintesi di civiltà a oriente, ma anche a occidente del mondo mediterraneo, e perpetuarono la trasmissione l’arte della cultura.
Quella che oggi temono in molti è la fine della cultura, data l’ostilità verso ogni competenza individuale, la negazione di ogni autorità ai saperi collettivi e l’anarchia creato da individualismo, superstizione e rancore, che vediamo nel grande specchio della Rete.
L’alternativa nasce dal nuovo paradigma che proprio la pandemia ha introdotto nella nostra vita e nel nostro sentire: un rinascimento. Una rinascita culturale, come cosmopolitismo culturale e diffusione e disseminazione dei saperi, anche se è un’epoca di conflitti e di guerre, simile a quella rinascimentale.
Ed è proprio per questo, che in questo periodo si afferma una nuova visione, più inclusiva e tollerante di andare oltre la superficie delle cose, essere parte di un contesto di condivisione dove si possa fare, generare, dare ed essere cultura.
È proprio questo approccio, dove la sensibilità, emozione e la forza dello scambio autentici elementi vitali diventano un progetto Pic Nic Affair, fondata nel 2019 da Jacopo Pizzicanella, supportato da Filippo De Laurentis, brand di maglieria italiana che si pone come mission quello di reiventare lo “Knitwear State of Mind”.
La dimostrazione è una filosofia scandita da tre parole: Feel. Light. Now, che ha come obiettivo di sottolineare i concetti di leggerezza, luminosità e fluidità interpretati dalle sue collezioni.
Un mantra che ha accompagnato gli ospiti di Pic Nic Affair nel mondo di Hypermaremma, la costellazione di arte contemporanea che ogni anno segna le terre di Maremma con installazioni, performances e opere monumentali.
Un déjeuner su l’herbe contemporaneo in cui il brand è stato protagonista con la performance onirica di un grande tappeto di maglia handcraft, composto da scarti di produzione dai colori tenui e neutri, disteso davanti all’installazione imponente de “I giocolieri dell’armonia” di Giuseppe Gallo, sulla spiaggia di Ansedonia.
Un viaggio immersivo e romantico che ha dato voce anche ad un altro progetto tra Pic Nic Affair e Filippo de Laurentis lo scorso febbraio a Milano, con il nome, non casuale, di THE FACTORY I WANT TO BE A MACHINE, che ci porta alla mente subito Andy Warhol, e il suo famoso studio d’Arte degli anni’60 a New York.
Ospitati da Lampo, progetto innovativo di rigenerazione urbana nato attraverso il recupero dello scalo ferroviario Farini, dove si sono potute ammirare le installazioni di Mandalaki, studio di progettazione e consulenza fondato nel 2012 da Enrico De Lotto, George Kolliopoulos, Giovanni Senin e Davide Giovannardi (solo nel 2013), e le creazioni di Jonathan Vivacqua, curate da Elena Pelosi, Maria Abramenko e Carlo Pratis, che sono legate allo spazio che le circonda.
Due volte se ne è parlato, e solo per dar voce al valore dell’amicizia fisica dove discipline inedite come i luoghi rappresentano i punti intorno ai quali si intrecciano arte, moda, tra cultura ed emozione.
Ma naturalmente le vere domande che si porta dietro da sempre Filippo De Laurentis ritenuto “un imprenditore ribelle”, sono quelle che si pone non solo chi è interessato alla cultura, ma chiunque sia alla ricerca di un altro modo di vedere il mondo. Anzitutto, ma non esclusivamente, quello del lavoro. Un imprenditore che sceglie una altra via quella del mecenatismo come espressione contemporanea del miglior “Genius Loci” come quello rinascimentale, che ha fatto passare alla storia Marsilio Ficino, Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Poliziano e Pico della Mirandola fino a Giordano Bruno.
Un signore attento alla moda, all’ambiente e allo spirito del tempo, un formatore dell’attenzione, che da impulso alla cultura umanista che sa concepire strategie per superare gli ostacoli che noi stessi abbiamo creato, e immaginare un mondo in qualche modo migliore, puntando l’attenzione su ciò che accade qui e ora, su ciò che accadeva tanto tempo fa, nel mondo del pensiero umano.
Di Alberto Corrado