Roberto Coin ricostruisce attraverso le tessere del gioco del domino l’immenso mosaico culturale della civiltà orafa. Dove la sapienza delle vecchie botteghe si saldano con la tradizione diventando scultura artistica.
Secondo un antico racconto cinese, riportato grazie all’opera di uno statista del 1120, il domino fu presentato all’imperatore Hui Tsung come strumento di divinazione e successivamente fu utilizzato per giocare. In seguito venne introdotto in Italia dagli Arabi e si è poi diffuso in Francia e in Europa.
Un gioco che si svolge utilizzando una serie di tessere dove sono recanti dei punteggi segnati con alcuni pallini, ma al di là delle regole , sul piano artistico questo svago contiene l’indubbio riconoscimento di un fatto: che tutti i partecipanti seguono una medesima logica.
La stessa che Roberto Coin condivide nel suo marchio fondato nel 1996, dove aver lasciato la sua fortunata carriera nel mondo dell’ospitalità, per inseguire un sogno quello dell’amore per il mondo dell’arte e della moda.
La sua creatività ha preso forma attraverso le mani degli storici e rinomati artigiani orafi italiani, che con la loro abilità hanno dato vita all’immaginario senza confini di Roberto Coin, raccontando la storia attraverso i gioielli che diventano delle vere opere d’arte. Il traguardo artistico, proverbiale in ogni angolo della terra, è solo un aspetto di quei elementi utili che si ripetono ordinati lungo l’intera sua carriera professionale, destinata a ricongiungersi proprio come un gioco.
Questo lo ha portato a studiare il gioco cinese creando una cura quasi maniacale dell’oro come pietra preziosa per comporre una collezione dove i diamanti bianchi e neri illuminano e danno profondità, con un risultato che è si brillante e puro per attrarre lo sguardo, ma anche profondo, esotico e sexy per catturarlo.
Una sorta di accompagnamento verso un’energia esponenziale, fornendo attraverso lo stesso effetto domino un nuovo approccio coerente al disegno dell’immenso mosaico culturale del “saper fare”.
L’ideazione della collezione “Domino” reca la consapevolezza che oggi una riflessione sul manufatto orafo è quanto mai importante alla luce della centralità geografica di quella italianità che muta attraverso il sapere delle botteghe, creando quell’effetto prezioso che avremmo potuto aspettarci solo da un ricercatore che fa coincidere la sacralità dell’arte con la tradizione.
Di Alberto Corrado