Loewe parte dalla apparente semplicità per invitare a guardare da un angolo più ampio, dal basso verso l’alto, le percezioni della moda lussuosa.
L’entusiasmo di Jonathan Anderson per il suo lavoro lo si può percepire da molti punti di vista: dalle sue percezioni per la silhouette costruita studiando ogni dettaglio o per l’amore verso il mondo dell’arte come in questo caso la curatela delle tre fontane create dall’artista Lynda Benglis che sono diventate il set up della presentazione della sfilata SS2024.
Immediato e viscerale l’approccio ai lavori di Benglis, che sfida lo spettatore a confrontarsi con temi quali l’esplorazione della sessualità, il ruolo pubblico e la rappresentazione del genere umano alla luce della sua incessante innovazione della forma e della materialità, portando alla superficie l’esplorazione del comportamento imprevedibile delle sostanze fluide in azione.
Temi che sono riportati nella cornice del set up della sfilata, esplicitamente dominante, dove le fontane composte da Benglis, come “Crescendo”, un evoluzione di The Wave of the World, una scenografica forma a sbalzo che ricorda un’onda del mare che si infrange o un eruzione vulcanica, Bounty, Amber Wawes, Fruited Plane, costituita da elementi impilati simili a fiori, che evocano una crescita della materia vivente o un’esplosione di acqua congelata in bronzo e Knight Mer, che emerge dalla superficie dell’acqua come una roccia incrostata di alghe, ci riconducono all’energia contagiosa e viscerale che suscita guardando la creatività di questo giovane creativo nord-irlandese.
Le forme consumate della Benglis sono al rovescio le forme consumate e scolpite dal team di LOEWE che per questa collezione ha definito la forma e l’aspetto creando una silhouette dalle gambe lunghe e dalla vita alta, una sorta di definizione del busto che diventa compatto.
L’allungamento, il gesto e l’esplorazione delle lavorazioni trasformano il lineare in qualcosa di non così lineare, il discreto in audace come abbiamo potuto vedere nei blazer, nei cappotti, nelle camicie, nelle polo e nelle maglie argyle.
Questa apparente semplicità, però, inganna l’occhio di chi guarda, tanto da essere stravolta da cristalli che ricoprono superfici, come filtri, o disegni eseguiti con minuzia, o nella scoperta degli accessori che diventano capi di abbigliamento, come il colibrì di cristallo su un top in broccato stracciato o gli occhiali da sole.
“Si tratta sempre di cercare di trovare contraddizioni negli uomini e nelle donne: come si fa a velare tutto questo?” ha dichiarato sorridente Jonathan Anderson in backstage “Sento che questo sia un modo preciso nel comunicarlo.”
Come sempre per LOEWE il potere dell’atto inatteso ribalta le cose e lo studio sulle proporzioni sono state ammirate nei sandali e stivaletti a punta rotonda, nelle borse oversize come il secchiello Pebble in pelle scamosciata e le Tote Puzzle Fold.
Ancora una volta il lavoro di Jonathan Anderson ha messo in questione la relazione del proprio mondo sartoriale con il corpo, lavorando specificamente sulle interrelazioni fra tangibilità interna e tangibilità esterna, attenta alle implicazioni culturali e antropologiche di una lettura, che si interessi ai rapporti fra la creatività e la cultura della moda.
Di Alberto Corrado