L’illustratore Benjamin Lacombe riprende le fila dei grandi racconti epici giapponesi. Questa volta dalla parte delle eroine attorno al XIV secolo, attraverso il grande lavoro di ricerca storica di Sébastien Perez.
“Non dimenticate che può bastare una crisi politica, economica e religiosa per rimettere in discussione i diritti delle donne.
Questi diritti non saranno mai acquisiti una volta per tutte.
Dovrete restare sempre vigili”.
Simone de Beauvoir
Il quarantaduenne parigino Benjamin Lacombe non è solo uno degli illustratori più noti e tradotti, ma anche un grande ricercatore di tradizioni inerenti a questo settore.
Nonostante si sia affermato grazie ad una varietà di atmosfere, dal gotico al surrealismo barocco, quest’anno è ritornato al Giappone, suo primo amore e fonte inesauribile d’ispirazione.
“Io appartengo a quella generazione che ha vissuto l’arrivo in Occidente dei manga e degli anime, e ormai mi rendo conto quanto sia stato forte quell’impatto” spiega entusiasta Benjamin Lacombe prima al Salone del Libro di Torino e poi lo scorso maggio ad una conferenza di presentazione del nuovo libro “Storie di donne e samurai” e del nuovo allestimento del progetto presso Tenoha- Milano.
“Sul Giappone ho lavorato fin dal primo libro “L’esprit du temps”, illustrato quando avevo diciannove anni, che era un fumetto su una ragazza giapponese il cui fantasma yūrei era stato rinchiuso da un demone nel tempio. Per uscirne avrebbe dovuto prendere possesso del corpo di un samurai” e continua “A quel tempo non sapevo ancora che le omna-bugeisha, le donne samurai, erano realmente esistite.”
Questa scoperta lo ha condotto per anni a cercare argomentazioni originali di autori giapponesi coadiuvato dallo specialista Matthias Hayek, ma senza grandi risultati. Per di più nei racconti epici delle grandi battaglie della storia del Giappone vi erano queste figure femminili, che probabilmente avevano guidato eserciti di tremila uomini e trionfando nelle battaglie campali, ma solamente citate con poche righe.
Le ragioni appaiono ovvie, dato che ci troviamo in una società maschilista, mentre della femminilità erano solo esaltate la fragilità e la bellezza, ma non certo il talento militare.
Sul finire del XIX secolo anche Lafcadio Hearn, scrittore e giornalista greco-irlandese, naturalizzato giapponese, vissuto nella metà dell’Ottocento, era arrivato ad una simile conclusione e si era messo a trascrivere le narrazioni del folklore nipponico incentrate su spiriti e fantasmi.
Quel suo lavoro minuzioso andò incontro a un enorme successo, diventando l’opera di riferimento sui leggendari Yōkai, una sorta di equivalente di ciò che i fratelli Grimm fecero per noi europei.
I temi trattati da Lafacadio Hearn sono totalmente universali e transgenerazionali, e non sono altro l’espressione, per i giapponesi, di tutto ciò che sembra incomprensibile, nell’ affrontare quei tabù ed esorcizzarli.
“Per questo raccontare le donne samurai era senza dubbio una grande ambizione, nel far riesumare le storie di quelle guerriere, quasi totalmente dimenticate” spiega Benjamin Lacombe “Per questo ho chiesto aiuto al mio compagno di scrittura da sempre Sébastien Perez, il quale ha avviato un immenso lavoro di ricerca mirato.”
Tanto la documentazione scritta al loro riguardo era scarsa, quanto invece erano diffuse le stampe di donne in armatura e con in mano una katana.
Le immagini di Kuniyoshi, Hiroshige e Hokusai rappresentano testimonianze preziose, ma documentano una fantasia maschile ancora molto presente nella cultura popolare espressa da manga, e dai videogiochi. Ridare vita e corpo, anima e voce alle guerriere storicamente esistite è lo scopo di questo libro.
Toccante e pieno di fascino sono le stanze della mostra che è stata inaugurata lo scorso 27 maggio e resterà aperta fino al 26 novembre 2023, ospitata da TENOHA Milano, in via Vigevano 18 (zona Darsena- Navigli).
Un intrattenimento immersivo sviluppato in 1100 mq di spazio espositivo e arricchito dalla suggestiva arte di Benjamin Lacombe, configurata come un viaggio alla riscoperta delle voci di intrepide eroine che sfidarono le norme, plasmando il proprio destino, come Nakano Takeko, che creò un suo esercito femminile, perché quello regolare le era interdetto.
Stanze sensoriali, un giardino zen e un tempio giapponese sono lo scenario che si presentano davanti gli occhi del visitatore, ma anche esperienze uditive e diffusioni di essenze.
Col dare un nuovo lustro al tema delle “donne guerriere”, Benjamin Lacombe e Sébastien Perez si sono posti nel segno di una lunga tradizione. Ora dobbiamo solo leggere e seguire le loro gesta o immergerci nelle stanze di Tenoha- Milano
Di Alberto Corrado