In un contesto di un Italia competitiva, Istituto Secoli continua a scrivere la storia del Made in Italy.
In un mondo dove crescono a dismisura i pericoli tra domanda e offerta lavorativa, si fa più impellente il drammatico conflitto tra l’esercizio della libertà e l’aspirazione umana, più che umana, alla sicurezza di un posto nella nostra società.
E finisce quasi sempre per imporsi un pensiero razionale, che anestetizza l’immaginazione, cercando di mettere a tacere i fantasmi più profondi dell’inquietudine delle nostre menti.
La prima a pagare pegno di conseguenza è la creatività, che sottoposta a una pervasiva anestesia sociale, vede a spegnersi la sua carica evocativa.
Della immaginazione creativa scaturita nel 1934 grazie all’idea di Carlo Secoli, con l’obiettivo di diffondere la tradizione sartoriale e la cultura del Made in Italy, rimane ancora oggi quell’esercizio che racchiude la libertà totale di quel linguaggio comune, associato al mondo della moda, ma che va di pari passo con studio, impegno, manualità e tradizione.
Non a caso la 40°edizione del Secoli Fashion Show che si è tenuta lo scorso 8 giugno al Talent Garden di via Calabiana a Milano ha ricordato come gli allievi giunti alla conclusione del percorso di studi triennale hanno potuto prendere posto in questo percorso immersivo, tale che gli spettatori hanno potuto godere delle creazioni, come sogni apparsi alla luce.
Al fondo di tutto c’è un inesplicabile mistero, quello di rimettere al caso il nostro destino e vivere così felicemente nell’innocenza immaginativa.
Felicità di accogliere l’imprevisto, riguardando il passato e nell’essere sorpresi dalla dimostrazione di questi giovani designer e la loro passione, scaturita dalle capacità acquisite durante lo studio triennale.
Un pensiero fatto di osservazione, riflessione proiettato a creare una dimensione interpretativa aperta, profonda e condivisa che aiuta a smettere di guardare, per iniziare a vedere.
E se avesse ragione questo inventore di una nuova cultura che era Carlo Secoli, questo maestro del pensiero quasi anarchico per quell’epoca, ma certamente libertario? Se la vita andasse presa tra il sogno e il mistero, in cui si affaccia via via quel meraviglioso regalo che si chiama immaginazione?
Forse si tratta davvero di un unico, grandissimo romanzo italiano di una scuola italiana che supporta solo il talento.
Di Alberto Corrado