Il racconto del successo di chi ha saputo guardare alla creatività del passato creando il nuovo dall’osservazione dei particolari come fonte inesauribile di ispirazione, delle sue aspirazioni e della sua genialità.
“Io ho, nell’ornare il Vittoriale, strabilianti invenzioni simboliche. A una bella testina di bronzo dorato, d’arte indica, decapitata, voglio apporre il getto del sangue: nello stile dei getti sanguigni sgorganti dal capo mozzo di Giovanni, nelle pitture dei primitivi. La testa di bronzo, posata su l’orlo d’un marmo, deve grondar sangue non orizzontalmente ma verticalmente. La vivacità del rosso, l’estrema radiante intensità, non può essere ottenuta se non dallo smalto raggio. Puoi accettare quest’incarico bizzarro?».
Lettera di Gabriele D’Annunzio a Mario Buccellati.
Tradizione, eccellente artigianalità, creatività e i materiali migliori: questi sono da sempre i valori centrali della filosofia di Buccellati, un’azienda familiare di antiche origini, che crea oggetti di altissima gioielleria e che preserva la sua identità stilistica da quasi un secolo, facendo rivivere tradizioni orafe centenarie, ai livelli più elevati e raffinati.
Mario Buccellati, il fondatore dell’azienda, inizia a lavorare come apprendista presso i famosi gioiellieri milanesi Beltrami& Besnati, e da subito viene affascinato dal metallo e dalle pietre preziose. Ancora ragazzo, pensa di recuperare antiche tecniche orafe risalenti all’antica Grecia, al Medioevo e al Rinascimento.
Nel 1919 Mario apre la sua gioielleria a Milano, a largo Santa Margherita, accanto al Teatro alla Scala, presentando monili reinterpretati secondo tecniche antiche di incisione e di cesellatura, tale da diventare uno dei più importanti designer orafi, acclamato da una clientela estremamente prestigiosa, fra cui il sommo poeta Gabriele D’Annunzio, che conia per lui l’espressione “Principe degli Orafi”.
Il vate fece realizzare moltissimi gioielli per le sue innumerevoli amanti, e lo stesso Mario Buccellati creò per D’Annunzio una serie di oggetti personali quali un gruppo di tre portasigarette, la riproduzione di figure direttamente sull’argento e sull’oro, come i francobolli commissionati a
De Carolis per la presa di Fiume, oppure l’immagine dell’Ex Libris di Sartorio. Ben presto comincia a lavorare per varie famiglie reali di Italia, Spagna ed Egitto, e fornisce diversi oggetti ornamentali al Papa e ai Cardinali della Santa Sede, tale da fargli aprire nel 1925 altre due gioiellerie, una a Roma e l’altra a Firenze.
Nel 1951 apre la sua prima boutique sulla 51st Street, nel cuore di New York, e solo un anno dopo, apre una seconda gioielleria sulla 5th Avenue.
Quando Mario Buccellati viene a mancare nel 1965, quattro dei suoi cinque figli continuano la tradizione orafa, in particolare Gianmaria che assume la direzione dei laboratori orafi artigiani e della parte creativa, disegnando personalmente ogni gioiello, che viene prodotto.
Con lo stesso spirito pioneristico del padre, Gianmaria decide di dare un nuovo impulso allo sviluppo dell’azienda, aprendo una boutique nel 1970 a Hong Kong, a cui fanno seguito altre aperture a Tokyo, Osaka e Nagoya.
La sua corsa non si ferma e nel 1979 apre nel tempio esclusivo dei più grandi gioiellieri mondiali: Place-Vendôme, a Parigi.
Da allora, le possibilità d’espansione si sono moltiplicate, ed in tutti questi anni Gianmaria è sempre stato affiancato dal figlio Andrea, che ha ereditato da lui il talento artistico, e che ancora oggi è supervisore di tutte le fasi della lavorazione, che si svolgono nei laboratori milanesi.
Nel più tipico stile Buccellati, secondo il quale la vena artistica viene passata di padre in figlio, Andrea crea spesso insieme alla figlia Lucrezia, giovane donna e madre di Nathan che vive a New York assieme al marito David Wildenstein, famoso gallerista e collezionista d’arte.
Lucrezia trasferisce al padre nuove ispirazioni e tendenze per capsule e nuove collezioni, che diventano icone di bellezza senza tempo.
Oggi, Buccellati è una società al 100% di proprietà di Richemont, ma la famiglia è ancora presente in azienda con funzioni manageriali di alto livello, tale da ampliare ancor di più le aperture di altre boutique nel mondo e nella propria creatività percorrendo nuovi settori, come quello dell’interior design e quello orologiero, che sono un vero must per i collezionisti.
L’artigianalità e la tradizione del marchio si trovano in tutti i gioielli, argenti ed orologi Buccellati, tutti eseguiti con tecniche di altissimo livello ed incisioni fatte a mano, che creano un elevata sensibilità estetica. Una impostazione che abbiamo potuto ammirare l’anno scorso con il debutto alla Milano Design Week in un allestimento che verteva sulla reinterpretazione contemporanea del Galateo, inteso come riscoperta della convivialità, rimettendo al centro valori quali empatia, grazia e gentilezza.
Un progetto curato da Federica Sala con una installazione disegnata dallo studio Stefano Boeri Interiors, che ha coinvolto quattro firme del design con stili e nazionalità diverse, ma contraddistinte da un forte baricentro italiano: Dimorestudio uno studio milanese di design e architettura di Emiliano Salci e di Britt Moran, Ashley Hicks, Chahan Minassian che vivono in Italia e rispettivamente in Inghilterra e in Francia, e Patricia Urquiola che chiama la città meneghina, la sua casa, da molti anni.
Ogni designer era stato invitato a presentare la propria interpretazione della tavola contemporanea con una delle collezioni in argento di Buccellati (Caviar, Doge, Marina & Rouche, Tahiti), insieme alla nuova collezione di porcellane sviluppate in collaborazione con Ginori 1735.
Una mostra unica, molto ammirata che ha spinto la Maison a tornare anche quest’anno alla Milano Design Week 2023 con una nuova installazione firmata dallo studio di architettura e design AMDL Circle e Michele De Lucchi e un progetto site-specific dell’artista floreale LilY Kwong accanto a nuova collezione ideata in collaborazione con la storica azienda italiana, maestra nel vetro, Venini.
La raffinata mostra, sempre curata da Federica Sala, ospiterà anche alcuni pezzi storici per la tavola in argento di Buccellati e la collezione “Double Rouche- Florence Furnace”, disegnata insieme alla Maison italiana di porcellana Ginori1735.
Armonia di contenuto e forma che esprimono i contenuti culturali del nostro tempo, ma anche segni e simboli antropologi espressi in dimensioni, nell’uso del colore, senza trascurare la ricerca di nuove tecniche di lavorazioni artigianali che conferiscono ad ogni oggetto omogeneità con i giochi di luce, e tutto questo rende inconfondibile nel tempo la firma di Buccellati.
Non una famiglia comune. Un casato fuori da ogni schema, con una dose di creatività straordinarie, tanto da essere sempre “avanti” rispetto a quello che vedono gli altri.
Tutto quanto concepito da loro è innovativo, rispetto agli altri grandi dinastie, nel settore della gioielleria. Le linee, i materiali che usano, risultano per alcuni un difetto, ma non sono altri codici di gusto e innovazione, e questo viene confermato dalla numerosa richiesta di domanda, della clientela internazionale. Hanno segnato una strada.
Di Alberto Corrado