Per Cassina, il buon design nasce sempre da un processo di semplificazione. Non fa quasi nulla che non sia perfetto. Gli oggetti che scaturiscono sono quindi sottoposti al lavoro di sottrazione fino a trovare la convergenza tra estetica ed ergonomia.
Entrare nei luoghi dove vi sono oggetti di Cassina, bisogna fare attenzione. Può capitare di osservare una sedia, un tavolo o una libreria e capire, che sei entrato nella storia del design, dal 1927 ad oggi. Del resto, a colpo d’occhio, la differenza è impercettibile. “sono tutti oggetti perfetti”, lo prova il fatto che non hanno bisogno di rendersi interessanti per essere visti. Sono uguali da sempre, per quel suo DNA di produzione artigianale e attenta ai dettagli, che scopri solo avendo un pezzo nel tuo appartamento.
Cassina e il buon design nascono sempre da un processo di semplificazione, che diviene un ascetismo progettuale fuori del comune. A partire dall’ambiente in cui si progetta. Idee che arrivano su un pezzo di carta, come una sorta di transfert sognante, e si concretizzano. In realtà, qualcosa capita, come in questa edizione del Salone del Mobile dove le linee essenziali del modello Hayama diventa una famiglia con tre nuove versioni multifunzionali, un mobile bar, una madia illuminata a LED e una consolle, che portano sempre la firma inconfondibile di Patricia Urquiola.
I solchi nitidi e sottili come nello stesso taglio formale di una Haori, giacca tradizionale giapponese indossata sopra il kimono, è stata la fonte di ispirazione della designer che ha pensato
di trasformarlain un gioco di geometrie decise, dalla emblematica struttura con le gambe oblique e con l’arte della laccatura, uno elemento dell’eccellenza produttiva di Cassina.
Il mobile bar è stato concepito come un oggetto sorprendente, che ha maggiore profondità nello spazio, grazie alla parte superiore, dove uno specchio fa da sfondo e incornicia i tre lati di una mensola in vetro extra-chiaro, base da appoggio per disporre bicchieri e accessori bar. Invece, la parte inferiore è stata composta con due cassetti centrali e con due vani laterali, perfetti per contenere le bottiglie ma anche con un’altra utilità quella di appoggio, per preparare i cocktail, con illuminazione a LED.
Questo mobile è disponibile anche nella versione di una madia con due mensole laccate, che possono ospitare le stoviglie nell’area dining. Ed infine una consolle, pensata per l’ingresso, caratterizzata dagli angoli convergenti, un pezzo perfetto per riporvi oggetti all’arrivo a casa, come chiavi e altri accessori, grazie anche all’anta a sbalzo, che nasconde uno spazio contenitivo, diviso in due compartimenti.
Come si vede dalle descrizioni delle presentazioni per il Salone del Mobile, Cassina punta dritto verso il nocciolo della questione: se il mondo è saturo di oggetti inutili, perché non provare ad invertire la tendenza? Perché siamo ossessionati dalla novità? Che cosa c’è che non va nella normalità?
A partire dall’equivalenza novità a tutti i costi “spreco” di tempo, energie e risorse, l’azienda ha elaborato una poetica rigorosa, basata sulla ricerca di forme pure e atemporali, sia nel caso di una sedia o di una madia. Il primo passo in questa direzione risale nella cultura dell’azienda e nelle sue prestigiose collaborazioni come Franco Albini, Erik Gunnar Asplund, Giacomo Balla, Le Corbusier, Charles Rennie Mackintosh, Ico Parisi, Charlotte Perriand, Gerrit Thomas Rietveld, Frank Lloyd Wright e Marco Zanuso.
Un percorso raccontato nella prossima mostra Echoes: 50 years of iMaestri, curata dall’Art Director Patricia Urquiola con Federica Sala, per celebrare i 50 anni della Collezione Cassina iMaestri, e con un’uscita di libro a cura di Ivan Mietton, designer francese con la passione per tutto quanto è italiano. Il percorso museale racconta un metodo unico e consolidato nell’editare i grandi classici all’insegna dell’autenticità e della valorizzazione della cultura, con una visione rivolta al futuro e un’inesauribile passione. Oggi, la visione di Cassina si manifesta anche con ‘The Cassina Perspective’ che esprime i valori dell’azienda attraverso una collezione eclettica in cui i prodotti dall’anima più innovativa e le icone del Moderno creano insieme atmosfere accoglienti, dialogando secondo un codice progettuale unico basato sull’eccellenza.
Una collezione che comprende una proposta olistica per la casa, dal living e dining, alla zona notte e le aree outdoor, insieme a Cassina Pro, un catalogo professionale di prodotti contemporanei e delle icone più amate dell’azienda, tutti certificati per il settore dell’ospitalità e gli ambienti lavorativi. Tutto a patto che non si commetta l’errore di confondere il normale con il banale. Dato che la normalità sia complessa viene confermata da una profonda rilettura dell’arredo tradizionale, proposto in modelli come il divano Maralunga disegnato nel 1973 da Vico Magistretti e la chaise-longue/poltrona trasformabile Wink disegnata da Toshiyuki Kita nel 1980.
Una filosofia vincente assieme a quella di sottoporre tutti i suoi progetti al “test supernormal”: se sono abbastanza regolare, passano. Altrimenti si fermano. È come preferire una buona trattoria invece che in ristorante stellato, almeno si mangia di gusto. Anche se non è sempre facile, soprattutto perché spesso i clienti si aspettano di essere stupiti. La chiave del successo è lavorare per sottrazione, cercando di scavare le forme fino a trovare il punto di convergenza perfetto fra ergonomia ed estetica.
Tuttavia Cassina non ha uno stile minimalista, anzi. L’ambiente che propone non ha niente di asettico o rarefatto. Al contrario comunica una sensazione di benessere, dove sono gli oggetti ad attrare lo sguardo. Pezzi normali che esercitano un potere magnetico, dove il rapporto da mondo naturale si fonde con quello spirituale e contemplativo.
Soluzione: sottrarre per facilitare la super normalità. Ovvero codici della azienda. Mossa vincente per il futuro.
di Alberto Corrado