Finalmente la moda si mette al servizio del Pianeta, con una capsule che celebra la sostenibilità e l’artigianalità.
Dopo il Fast Fashion ed eccentricità, la moda riparte dall’estetica semplice dello stile pratico guardando soprattutto alla salvaguardia del Pianeta.
Ogni anno grazie alle Nazioni Unite, si celebra la Giornata della Terra, nata dalla pubblicazione “Primavera Silenziosa” nel 1962 della biologa Rachel Carson, una sorta di manifesto del movimento ambientalista che descriveva i danni irreversibili del DDT e dei fitofarmaci. In seguito nel 1969, in una conferenza all’UNESCO a San Francisco, John McConnell, attivista per la pace, propose una giornata per onorare la Terra e il concetto di pace, sancita e firmata dal Segretario generale delle Nazioni Unite u Thant.
Divenuta nei corsi degli anni un avvenimento educativo ed informativo per valutare le problematiche del pianeta: dalla distruzione degli ecosistemi alle migliaia di piante e specie di animali che scompaiono, fino l’esaurimento delle risorse non rinnovabili, come carbone, petrolio e gas naturali.
Un appello che è stato preso in considerazione da molte aziende del settore moda, come il gruppo tutto italiano Havana&Co, costituita nel 1994, specializzata nella creazione, produzione e distribuzione di abbigliamento uomo e donna, nel territorio pugliese.
Il profondo legame che lega Havana&Co al territorio d’origine, quale la macchia mediterranea pugliese, la rende più attenta a questa tematica, tale da aver voluto creare HAVANAECO, una nuova linea, con una spiccata tendenza workear, che celebra la sostenibilità e l’artigianalità in un’edizione limitata di pezzi unici.
Come ha recentemente spiegato Miuccia Prada “Nei momenti seri bisogna lavorare seriamente, fare il proprio lavoro ed essere responsabili.”, bisogna ritornare alle origini, alla propria storia territoriale, un mantra recepito dai fratelli Salvatore e Sergio Toma tale da creare la nuova linea e un luogo nuovo per essa, rappresentato dal fico d’India, pianta ed elemento del riconoscimento territoriale. Un fil rouge che si collega alle lavorazioni tradizionali pugliesi, che sono state abbinate a tinture e stampe realizzate con polveri naturali derivanti da piante e arbusti tipici della macchia mediterranea.
Un progetto, che parte dalle sue maestranze sul territorio, prima fonte di energia e ispirazione, e sulla produzione di capi essenziali creati con tempo lunghi, da laboratori artigianali specializzati, che riportano l’attenzione sui veri protagonisti del programma Utility Clothing Scheme.
Un programma che ci riporta indietro nel tempo, a quell’eccellenza nell’abbigliamento della Seconda Guerra Mondiale, dove per sopperire alla mancanza delle materie prime, numerosi paesi ma in primis i Paesi Anglossassoni, vararono una moda che imponeva capi semplici e versatili sulla base dello slogan “Fewer, Simpler, Better.”
Un guardaroba utility in chiave innovativa e sostenibile che rappresenta da sempre la giusta prospettiva di guardare il futuro. Ieri come oggi, salvaguardando il nostro Pianeta.
di Alberto Corrado