Giorgio Armani si ispira al teatro elisabettiano portando sul palco una collezione che esalta la persona nel segno di un classicismo fuori registro.
Giorgio Armani ha sempre la capacità di farci fermare a riflettere sulla messa in scena del quotidiano, partendo dalla scelta di ognuno di noi, di optare per un abito anziché per un altro.
Un credo di stile, che parte dalla esaltazione della persona e da quella sottile ironia come se fosse uno smagliante sorriso, proprio come lo scatto di Aldo Fallai, che immortalò Noemi Ditzler, modella tedesca nella campagna Emporio Armani AI 1994-1995.
Uno scatto che ha fatto da sfondo all’invito pervenuto agli invitati, e che dominava l’entrata del teatro ellittico del set, questo per riassumere lo spirito e l’attitudine della collezione del prossimo inverno 2023-2024.
Come in un grande teatro elisabettiano, che esaltava le qualità universali dei grandi personaggi storici e anche le tematiche sociali affrontate in modo moderno in tutta la loro complessità psicologica, Giorgio Armani ci mostra i suoi costumi, dove il gioco di maschile e femminile viene declinato in effetti eseguiti sui volumi e nella scelta delle texture.
Questa sorta di sartoria teatrale diventa protagonista dell’enfasi di ogni singolo look, espresso negli ampi colli con nastro nero ad anello, come se fosse una antica gorgiera reinventata, che si ritrovano sugli abiti scintillanti di velluto operato.
Il punto di partenza è sempre lo studio della sartoria, pietra di paragone dello stile armaniano: dalle giacche con le spalle segnate ai cappotti e ai gilet di vari tagli e texture in un amalgama di neri, bianchi e grigi con tocchi magenta, indossati su pantaloncini, fino ai pantaloni fluidi infilati alla cavallerizza negli stivali, che danno un tocco scattante a tutta la forma della silhouette.
Le giacche trapuntate alla coreana con gli stessi quadri che avevamo visto sullo jacquard, sono indossate su pantaloni di derivazione orientale, per tornire le gambe e rendere seducenti le serate più importanti.
Il giorno e la sera si scambiano i ruoli, partendo dalla sezione in nero dei tuxedo con influenze sportswear, che non sono altro l’anticamera degli abiti di velluto, delle giacche a spina di pesce in faux fur ad intarsio, delle camicie jacquard di seta abbinate a pantaloni in tecno-organza, con effetto brillante a secondo del fascio di luce che li investe, come nello show.
Passando alla gran sera, Giorgio Armani utilizza le paillettes in quasi tutti i look: dai pantaloni abbinati con micro e macro top con scollo all’americana con doppia cintura alla serie di abiti con lunghezza, sotto il ginocchio.
Come in tutte le commedie, quando la trama volge al termine, vi è sempre coup de théâtre. Ed ecco irrompere in scena una modella con un sorriso raggiante che portava un bomber stile Chaplin indossando un abito corto. Ultime battute di un cerchio che si chiude, come a teatro, dove tutto torna, nel segno di un classicismo fuori registro.
Le luci si abbassano per poi far luce sul proscenio dove il grande regista di questo meraviglioso spettacolo, esce facendo un inchino per raccogliere gli applausi del pubblico.
Cala il sipario, ma resta nelle nostre menti la coerenza di uno stile di gran classe e per la superba eleganza degli abbinamenti ed accessori. Intramontabile.
di Alberto Corrado