La pelle non è tutta uguale. E soprattutto la lavorazione della pelle oggi deve tenere conto di un fattore importante: la sostenibilità.
Ed è proprio questo il compito del Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale, che dal 1994 promuovere la tradizione della pelle conciata al vegetale in Toscana, e per farlo scende in campo con una serie di iniziative per affrontare il tema della sostenibilità a tutto tondo: una ricerca; una campagna-floor sui marciapiedi di Milano, intorno alla Stazione Centrale e nel quartiere di via Solari, punto di riferimento per la moda e il design – per coinvolgere e sensibilizzare un numero sempre più ampio di persone, un disciplinare di produzione per gli associati, come spiega il presidente Leonardo Volpi: Abbiamo una responsabilità nei confronti della società e la nostra sfida è raggiungere un modello di sistema in grado di garantire principi di sostenibilità a livello sociale, economico ed ambientale”.
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Ed ecco dunque la Ricerca del Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale condotta dal chimico Gustavo Adrián Defeo nei laboratori di Ars Tinctoria -specializzata in analisi al radiocarbonio – che, attraverso una tecnica innovativa messa in atto in collaborazione PPQ Sense (Spinoff dell’ Istituto Nazionale d’Ottica), ha misurato l’incidenza del carbonio bio-based (di origine biologica) e la presenza di derivati del petrolio sui campioni delle 20 concerie toscane associate, confrontandolo con quello nei materiali alternativi.
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La ricerca ha confermato che le pelli analizzate, trattate con estratti vegetali secondo il Disciplinare di Produzione del Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale,raggiungono contenuti di carbonio bio-based intorno ad una media del 95%, collocandosi nella fascia più alta (80% – 100%) dei materiali di origine biologica contemporanei come cotone e lana, contro una media del 25% presente nei materiali alternativi dichiarati sostenibili perché derivati da cactus, ananas, mela o altri tipi di vegetali.
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