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Il suo lavoro è una narrazione continua dove il lussuoso si traduce in eleganza e il colore in terapia del dolce far niente.

Le sfilate di Giambattista Valli creano sempre un momento dolce permanente, dove il colore e l’ottimismo cancella qualsiasi oscurità che si possa scrutare attraverso i media.

In questo momento di incertezza e confusione sociale, l’idea di portare lo spettatore all’elogio delle virtù perdute, come la dolcezza per riscoprire il ritmo meno concitato della vita, rende ancora più incisivo quel bisogno di umanità perduta.

Ecco la ricetta di Giambattista Valli per una terapia di allentamento visivo dove il colore rosa zucchero cede il passo al blu pastello che a sua volta apre il sipario al sorbetto aranciato.

A contrasto il set up è light, composto tra quattro pilastri specchiati e una tenda bianca plissettata, che fa da sfondo come un telone di un cabaret, mentre laser di luce, color viola, tagliano l’aria per enfatizzare la tecnica di rilassamento progressivo.

Tutta questa creatività proviene da un viaggio di Giambattista Valli a Los Angeles per un evento a cui doveva partecipare, e da una foto di Slim Arons, fotografo che negli anni’ 50 e ’60 immortalava ricchi e famosi nel loro ambiente come nessun altro.

A lui si deve quello stile spensierato, felice, lussuoso, intriso di ottimismo chic che si traduce nel “dolce far niente”, lo stesso che si è visto nello show di Valli in un ex-banca in a Place Vendôme.

Punto di partenza il drappeggio per abiti da sirena annodati, come se fossero usciti da una piscina di Palm Beach o di Acapulco, che esaltano il busto e le gambe.

Poi un crescendo fatto di fiocchi, cappe argentate, strascichi, rose costruite dal lavoro delle mani magiche del suo team artigiano fino al trionfo della marièe finale indossata dalla star brasiliana Marina Ruy Barbosa.

di Alberto Corrado