Maria Grazia Chiuri cambia la prospettiva della Haute Couture rivelando con questa collezione la vera essenza della moda sartoriale, che diventa consapevolezza del proprio valore e forza.
“Mantenersi giovani significa essere capaci di sognare e fare progetti per l’avvenire.”
Joséphine Baker
Ogni collezione di Haute Couture per Maria Grazia Chiuri è una esplorazione di quella complessità immaginativa di un abito costruito per un corpo.
Il manifesto di questo corpo, come omaggio e ispirazione, è Joséphine Baker, la prima e inimitabile “Venere Nera”. Cantante, ballerina e attrice afroamericana che evoca ancora oggi la mitica età del jazz, le trasgressive notti parigine degli anni’20 con la sua esotica “danse sauvage”, pura espressione del lato vitale dell’erotismo e della musica che sembrava sgorgare dal suo corpo.
Un oggetto del desiderio di molti uomini, basta rammentare i duelli illegali affrontati per contendersela, il suicidio di un pretendente respinto e le quasi 1500 proposte di matrimonio da lei ricevute.
Pablo Picasso la ritrae per un quadro, Ernest Hemingway la definisce “la donna più sensazionale che si sia mai vista”, mentre Jean Cocteau è tanto amico da aiutarla nella sua scalata al successo.
Una vita al limite del romanzesco sempre ammirata per le sue scelte sia nel campo della moda con l’uso della brillantina per le sue acconciature, le sue unghie laccate d’oro, la scelta dei suoi animali da portare in scena tra cui il suo ghepardo Chiquita, sia nel campo del sociale diventato agente del controspionaggio francese durante la seconda guerra mondiale, ben raccontata nel romanzo di Johannes Mario Simmel “Non è sempre caviale” di cui è una dei protagonisti, sostenitrice nella lotta di Martin Luther King e sempre impegnata nella lotta dei diritti della sua gente.
Alla sua morte la Francia le attribuì i massimi onori come l’alta onorificienza di Cavaliere della Legion d’onore da Charles de Gaulle e della Croce di Guerra 1939 -1945 e il suo funerale fu celebrato con tutti gli onori militari e la partecipazione di una straripante folla.
Una vera femminista nel senso più nobile che ha rapito Maria Grazia Chiuri nel creare una sorta di biografia vestimentaria che si converte in una serie di cappotti calco di quella famosa vestaglia che usava spesso nel suo camerino per ricevere gli innumerevoli ammiratori.
Cappotti in velluto leggero, stropicciato, oppure foderato in matelassé che fanno intravedere sottovesti leggere o su un underwear in raso dai colori cipriati o dal seducente nero, interpretazione contemporanea dei costumi degli anni’50.
Abiti che scivolano sul corpo fatti in seta o velluto, ma anche molti con quell’effetto stropicciato che rende il tessuto vitale e ci ricorda le movenze sincopate della Baker al ritmo della musica jazz.
Per esaltare ancora di più il corpo compaiono frange digradanti nell’argento e nell’oro che esaltano l’incedere di un passo ma dando anche quel controtempo per far entrare i tailleur e cappotti nei tessuti maschili cari a Monsieur Dior.
Una collezione che cambia la prospettiva della Couture diventando pura essenza della moda che può essere solo un gesto radicale di consapevolezza del proprio valore, e del punto di forza, proprio come l’ icona glamour che Josephine Baker ha desiderato essere, moderna e oltre gli stereotipi e pregiudizi.
di Alberto Corrado