Il raffinato successo di Matthew Williams si traduce in una collezione ricercata dove la sensibilità democratica del formale gioca con pattern e uno styling hyper stratificato della new gen.
È il momento della nuova formalità anche per Matthew M. Williams, direttore creativo di Givenchy, che tradotto, significa portare i codici della sartorialità ed eleganza maschile in una sorta di retwist fondato su una idea di mascolinità sicura e disinvolta.
Questo messaggio è fin troppo chiaro dalla prima uscita, in un set-up anch’esso ripulito, gelido, riscaldato solo dalle luci siderali e dalla soundtrack composta per l’occasione da Abukar Baker Shariff- Farr, musicista e nuovo volto di quella indie rock inglesi.
Un insieme di completi tailoring total black creati dall’atelier di Haute Coture della Maison aprono lo show e si mixano con lo streetwear urbano della new gen, rappresentata dallo styling hyper stratificato: felpe cropped, maglie strette, pantaloni cargo, pantaloni baggy, tute.
Pezzi sopra pezzi, semmai decostruiti o assemblati assieme, tale che alcuni pantaloni sono decostruiti fino ad assomigliare ad una skentis a pieghe o drappeggiata, portata soprattutto su tute da lavoro.
Un revamp del passato lo si trova nel gioco dei pattern a motivi a serpente o nella stampa ghepardo, che ci riportano a mente l’interiors designer delle dimore private di Hubert de Givenchy, fondatore della omonima Maison.
Molta maglieria sotto le giacche, ma anche sopra i pantaloni realizzata con decorazioni sulla superficie o con tecniche artigianali decorative, le stesse che sostengono il trattamento dei nylon rivestito di poliuretano, ottenuto attraverso tinture in capo, delle tute da volo.
Un abbraccio fra due culture quella parigina dei codici della Maison e quella fortemente influenzata dalla California e da New York, terra natia di Matthew Williams, ma soprattutto la sua sensibilità democratica giocata in contrasti di materiale e forma e dalle adiacenze contrastanti della dicotomia formale e casual. Un lavoro incredibile tra studi degli archivi e la ricerca materica dei laboratori di confezione.
di Alberto Corrado