Kim Jones attraverso la ricerca degli archivi della Maison porta alla luce l’opera di Yves Saint Laurent, erede del grande couturier, creando una rigenerazione tra equilibrio e costruzione della visione maschile.
“Questa stagione la moda è una questione di equilibrio e costruzione. Equilibrio del cappello portato dritto sulla testa, equilibrio della silhouette iscritta tra le due basi del trapezio. I due punti principali della stagione sono, da una parte, le spalle su cui poggia la testa del trapezio e, dall’altra, l’ampiezza sospesa della gonna, formante la seconda base del trapezio”
Yves Henri Donat Mathieu Saint Laurent, 1958
Quanto nell’ottobre del 1957, Christian Dior muore all’età di 52 anni, la Francia prende il lutto e la Maison entra in crisi. Tutto si chiedono chi potrà essere all’altezza dell’opera di questo grande couturier, chi potrebbe succedergli.
La risposta arriva il 15 novembre 1957: Yves Henri Donat Mathieu Saint Laurent, il suo ex assistente di appena 21 anni, con un carattere alquanto fragile e poco preparato a sostenere la pressione del ruolo, anche se le ultime creazioni della Maison sono frutto della sua immaginazione.
Il verdetto pronunciato, dopo la sua prima collezione per Dior nel gennaio 1958 è iperbolico, unendosi al coro inneggiante della stampa e alla sua nuova linea che Saint Laurent battezzò “Trapèze”, che non era altro lo sviluppo delle sue robes-chemise accolte nella precedente stagione. Se il massimo risultato, nonché il massimo successo di Dior proviene dall’avere reagito alla propria epoca, Saint Laurent agisce come profeta della moda, riflettendo sul profondo cambiamento nella psiche del fashion.
Un momento storico sottolineato da tutti gli organi di stampa che annullava la forma a clessidra del New Look e ne stabiliva una “ad A”, creando un rinnovamento e un ringiovanimento, proprio come succede nel racconto ciclico della moda stessa.
Nel presente e nel futuro si trova sempre un po’ di passato ed è così per Kim Jones che ha focalizzato il suo interesse ad una rigenerazione della Maison, come nel cambio tra Monsieur Dior e Saint Laurent, il suo erede prescelto.
L’incontro del passato verso il futuro nella sequenza del cambiamento, diventa un risultato di equilibrio e di costruzione nella collezione Dior Men FW 2023-2024 dove i tailleur con le giacche a sacchetto sono abbinate ai bermuda larghi e chiusi sul davanti con un pannello, come se fosse un fregio di un’arcata palladiana o di un drappeggio di una gonna.
La stessa eleganza la si ritrova nelle giacche con le maniche fermate sui bicipiti da una coulisse, o nelle cappe e nei giubbotti cerati, con maniche corte, fino nei cappotti chiusi, come se fossero dei djellaba.
Il linguaggio vernacolare della maglia viene sovvertito attraverso un approccio scultoreo allo styling assieme ad una fusione di sartorialità pura, estendendo quel savoir-faire ad un livello contemporaneo senza precedenti.
Scarpe e stivali e borse assumono principalmente un’idea di discrezione ed eleganza, e di perfetta semplificazione moderna di quello che sono stati i passe-partout del passato della Maison.
L’idea di semplicità, di precisione, ma nello stesso complessa della costruzione di ogni singolo capo si traduce in un racconto di fusione tra anima sartoriale e quella della Haute Couture, per elogiare la silhouette di chi le indossa, amalgamando il senso di modernità con praticità.
E proprio questo, ci fa riflettere quanto Kim Jones studi gli archivi e ricerchi tra letteratura ed arte quell’elemento vitale, che permette di comprendere al meglio l’attrazione esercitata da Dior ieri, oggi e domani.
di Alberto Corrado