Dominano la purezza dei volumi, il taglio sartoriale, le proporzioni innovative, la drapperia, le sete italiane e l’artigianato in cui si riconoscono i valori del patrimonio culturale del nostro Paese.
“Per essere eleganti non bisogna farsi notare, bisogna proscrivere i profumi, bandire i colori violenti e ricercare le armonie neutre o fredde, valorizzare l’accessorio perché da esso dipende l’armonia generale dell’abito.”
Lord George Bryan Brummel
Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno chiamato la loro collezione per il prossimo autunno inverno 2023-2024 Essence, in italiano Essenza, un concetto di costume che consiste nell’ostentazione dell’eleganza, sia nel modo di vestire che in tutto ciò che riguarda l’apparire, caratterizzato da un forte individualismo e da una forte critica nei confronti di tutto ciò che è mediocre.
“Il mondo è sommerso dalle immagini e da ogni sorta di distrazione” ha dichiarato Domenico Dolce “Abbiamo appena sentito il forte bisogni di andare all’essenza di ciò che siamo” e “Riducendo. Spogliare tutto ciò che non è necessario” ha ribattuto Stefano Gabbana.
Questo non ha nulla a che fare con il minimalismo, piuttosto al fascino dello stile dandy creato da Lord Brummel che ha influito notevolmente sui movimenti culturali del XIX secolo, e ancora oggi nel diktat della sartoria maschile.
Raffinato, eccentrico, nostalgico e oltre ogni regola stilistica, questo stile ha attraversato i secoli, senza perdere la sua impronta fortemente provocatoria, quella di intendere che nell’abbigliamento maschile la semplicità è preferibile rispetto ad un’eccessiva eccentricità.
Questi codici sono stati visti in pedana al Metropolitan, luogo degli show della Maison, dove il colore nero del mare di Sicilia predominava e si materializzava in abiti sartoriali impeccabili, che convivevano con cappotti magistralmente tagliati. Una solita esclusiva nota di colore grigio perla spezzava il moto perpetuo dell’avvicendarsi del colore nero, o a impallidire nel bianco abbagliante, di solo due completi pantaloni.
“Il nero quasi violento nella sua intensità” ha detto Domenico Gabbana “ma abbiamo anche immaginato questa collezione come se fosse una foto in bianco e nero, senza tempo, perciò senza veemenze cromatiche che la rendessero temporanea, alla moda ma eterna”.
Ogni singolo pezzo diventa eccezionale, dove l’occhio viene attratto dalla sperimentazione dei tagli, dai nuovi colletti, dalle nuove allacciature, che esaltano la complessità delle tecniche di modellistica e di artigianalità.
Una sontuosa cappa nera o un tabarro sono indossati sulla pelle nuda e sotto solo un paio di boxer, per dare risalto alla essenziale linee del corpo e alla costruzione dell’abito, ma, soprattutto per dare quella aura di dandy composta di grazia e impertinenza, distinzione e moderazione.
Corsetti, guaine e tank su pantaloni fluidi sono diventati sfumature ardite che superano le barriere dei visibili, per far emergere l’intersezione tra originale e eccentrico, rimanendo sempre fedele al suo assioma di stile quello sartoriale.
Prova di questo viaggio alla ricerca dell’essenza sono anche le pièces de rèsistance, servite nella parte finale dello show dove due giacche aderenti in crêpe bianco erano tagliate da sinuosi motivi a clessidra che ricordano le famose giacche iconiche femminili della Maison, arrotondate sui fianchi con un leggero effetto crinolina, con spalle forti e autorevoli, in una sorta di due coni sovrapposti, che modellavano il corpo maschile in maniera impeccabile.
In front row erano presenti ad applaudire estasiati: Machine Gun Kelly, Blanco, Tony Effe, Twins Hadban, Abdulla Al Abdulla, Mariano Di Vaio, Palayo Diaz.
di Alberto Corrado