La designer che unì il canale della Manica con il resto del mondo.
“La battaglia non si combatte più tra classi, o tra ricchi e poveri,
ma tra cretini e sostenitori dell’ambiente.”
Vivienne Westwood
È stata la prima designer globale e locale insieme, tra il Regno Unito e il resto del mondo, per le T-shirt distrutte e ricoperte di slogan politici, ma quando, poi ne crea una, per i Sex Pistols, band punk-rock, con il ritratto della Regina Elisabetta II con la scritta God Save The Queen, il suo lavoro si tramuta nel simbolo anti-moda e un nuovo modo di pensare.
Vivienne Westwood, morta ieri a Londra dopo una lunga malattia, all’età di 81 anni, ha costruito soprattutto strade diverse per la moda, e non solo: incroci di civiltà. Tra l’educazionale sentimentale della sua amata Inghilterra e le lezioni di designer globali, affiancate da uno spirito combattivo, per le cause che le stavano più a cuore.
“Ogni vestito dovrebbe rappresentare un’esperienza unica” sosteneva. Soltanto nel 1992 fu insignita come Ufficiale dell’Ordine Britannico a cui fa seguito nel 2006 Dama di Commenda dell’Ordine dell’Impero Britannico.
La storia per lei, nata Tintwistle, un piccolo villaggio del Derbyshire, in Inghilterra, l’8 aprile 1941, era il punto di partenza: “Volevo vedere il mondo attraverso i miei occhi, così ho fatto tante esperienze. Volevo osservare e sentire la vita delle persone in lungo e in largo in Inghilterra, ma anche nel mondo orientale, nei villaggi sperduti delle montagne, nelle città metropolitane degli Stati Uniti, nella nostra vecchia Europa. Stavo cercando di trovare delle opportunità creative, e attraverso questo mio viaggiare mi chiedevo “cos’è veramente la moda?”.”
Amava ricordare, quando nel marzo 1981, fece la sua prima sfilata con la collezione “Pirate”, dove i suoi modelli non traevano solo dalla moda di strada e dal mondo giovanile, ma, anche dalla tradizione e tecnica dei costumi del XVII e del XVIII secolo.
La Westwood è stata la prima designer a riproporre con accurati dettagli il corsetto e il faux-cul, elementi di sartoria che sembravano ormai sepolti, facendo germogliare varie tendenze: dalla New Romantic, che fu usata da molti musicisti come Adam and The Ants, al look Tribale, con tessuti grezzi e cuciture non ridefinite, fino a Nostalgia dove infrange qualsiasi regola orientandosi alle culture del Terzo Mondo.
“Quando sei nel dubbio, vestiti in modo ancora più formale.”
Vivienne Westwood
Nel 1989 viene nominata docente di moda all’Accademia di arti applicate di Vienna e dopo poco, presenta a Firenze, la sua prima collezione di abbigliamento maschile.
In quei gli anni la sua ispirazione trae inoltre forza da varie influenze. che le derivano dall’amore per la storia, la pittura e l’impegno sociale e politico creando con la collezione “Anglomania” del 1993-1994 l’unione dello stile mascolino allo stile tradizionale inglese con l’uso di mini kilt, tartan scozzese, e abiti in tweed, ma anche sovrapponendo l’uso della lingerie come abbigliamento esterno, come reggiseni portati sopra gli abiti.
Abiti voluminosi con lunghi strascichi ispirati ai dipinti del pittore Jean- Antoine Watteau, il plateau delle scarpe altissimo come riferimento alle ciappine delle cortigiane nella Serenissima del 500, la crinolina (struttura rigida a gabbia per dare sostegno e volume alle gonne) alle imbottiture sono le sue forme caratteristiche. Ma presto non c’è soltanto la moda sulla strada di Vivienne Westwood, firmando il suo pieno appoggio al movimento per la difesa dei diritti civili “Liberty” creando delle T-shirt da collezione che recano lo slogan “I am not a Terrorist, please dont’arrest me”, a cui fanno seguito le collezioni “Propaganda”, “Active Resistance to Propaganda” che testimoniano il suo dissenso nei confronti della amministrazione Blair e Bush.
Ripetibilità e unicità sono il suo mantra, e la base della sua progettazione. Designer si, ma non troppo. Il suo stile non rinuncia alla funzionalità “E’ impossibile ridurre la moda ad una scultura: gli abiti devono soddisfare sempre i requisiti pratici della modellistica.”
“La tua vita risulta più interessante se indossi abiti con un’identità.”
Vivienne Westwood
Con l’Italia intreccia sempre una relazione importante portando il suo impegno politico sulla sostenibilità e una moda senza sprechi “Buy less, buy better, make it last”, compra meno, compra meglio, fallo durare.
Tale che nelle ultime settimane di questo anno, la sua famiglia ha creato una fondazione in Inghilterra, per preservare questo suo enorme impegno ed in onore del suo spirito e suoi principi.
Ieri Riccardo Tisci, designer con cui ha condiviso molte idee, ha ricordato la designer definendone i legami con la storia inglese “Il suo linguaggio artistico è limpido e in parte ispirato dalla sua profonda conoscenza della storia della moda e dell’arte.”
Alla fine, Vivienne Westwood, studiando l’arte e la pittura puntava a entrare nella storia, volando alto sulle polemiche, a cui non è sembrata mai interessata, e c’è riuscita in pieno.
di Alberto Corrado