Maria Vittoria Melchioni con il suo libro di alta cucina ci porta per mano nelle case dei designer aprendoci le porte delle loro cucine, giocando con tutte le sfumature del gusto.
“Cucinare bene è come creare.
Chi ama la cucina
Ama anche inventare”
Maria Callas
I libri di cucina di casa mia nonna sono tutti ancora qui allineati nella mia nuova cucina. Tutti allineati in bell’ordine, i titoli sulla costa, stampati con cura antica: ecco l’Artusi, fondamentale e indispensabile, I Desinaretti gustosi, svelti ed economici consigliati della saggia Petronilla, imperdibile nella rubrica sulla Domenica del Corriere, e ancora il manuale di Alda Boni, Il piccolo talismano.
Che felicità promettevano quelle pagine. Si indirizzavano alle donne di un’Italia divisa tra le mille ricette, dei segreti tramandati da madre in figlia e poi attraversata da un gran desiderio di novità, modernità e praticità, dove la cucina diventava obbligatoriamente luogo, dove la massaia poteva muoversi a suo agio.
Oggi come ieri, Maria Vittoria Melchioni, giornalista professionista e autrice, di questo sofisticato libro “Italian Fashion Cookbook” edito Guido Tomasi Editore, racconta il buon cibo abbinato ad ago e filo.
Nel senso che il cibo e la moda sono due dell’eccellenza che distinguono da sempre noi italiani dal resto del mondo. Due colonne portanti, che sostengono il tempio della cultura italiana, e smentiscono i cliché che vorrebbero fashion& food in antitesi, immaginando gli stilisti e le top model nutrirsi solo di estetica.
Invece le menti più creative delle grandi Maison per antonomasia sfoggiano anche un valore affettivo intrinseco con l’arte culinaria, confermando di essere anche dei veri cuochi provetti.
photo 1,2 | Deanna Ferretti Veroni_kenzo , photo 2,3 | Moschino , photo 4,5 | Fausto Puglisi , photo 6,7 | Santo Versace
Maria Vittoria Melchioni ha desiderato mettere assieme questi due mondi e trovare una chiave di scrittura, che potesse raccontarli sotto un’ottica inusuale, a quella con la quale vengono narrati dalla stampa di settore.
Quindi, è con questo spirito che ha chiesto uno scambio di ricette tra amici, coprendo quasi tutto il territorio nazionale: dai dolci piemontesi ai primi siciliani, passando per la pasta ripiena emiliana fino alle zuppe del centro d’Italia.
Tutti i protagonisti di questo libro hanno aperto i loro ricettari di famiglia per condividere memorie di pietanze realizzate per i propri cari.
Un ricettario inclusivo, ma anche un racconto dedicato a tutti coloro che amano la convivialità e la condivisione, proprio come l’autrice che ci ha voluto riservare un’intervista esclusiva, a noi di The Cube Magazine.
Come è nato il Suo amore per la cucina?
“La famiglia di mia mamma ha un noto ristorante da tre generazioni e sono cresciuta vedendo preparare i piatti della tradizione della cucina emiliana. Non sono una grande gourmet a dire il vero, ma amo far da mangiare per gli altri, quindi mi piace molto sperimentare nuove ricette e seguire corsi di cucina etnica per stupire sempre i miei commensali e i miei ospiti”.
Qual è il piatto che l’ha fatta appassionare fin da piccola alla cucina?
“Il pane. Adoro il pane in tutti i suoi formati e in tutte le sue varianti. Il profumo del pane è una delle cose più “cozy” che ci sia al mondo. Tutt’ora preparo il pane per tutta la famiglia sia quello in cassetta per la colazione, sia quello per pranzo e cena”
Tra le Sue 65 interviste ai grandi designer del Fashion, a quale è più affezionata?
“Come personaggio: Franca Sozzani. Il direttore mi ha dato sempre consigli molto importanti e manca molto a tutto il fashion system. Come ricetta: il polpettone di Santo Versace. Quando Santo mi ha raccontato l’aneddoto che c’è dietro questa ricetta, mi ha trasportata nella Reggio Calabria della sua infanzia ed è stato un momento molto toccante e divertente al contempo”.
Quale rappresenta di più le Sue affinità elettive?
“Le braciolette alla messinese di Fausto Puglisi. Adoro i sapori forti, i piatti sapidi e questa ricetta del mio caro Fausto ha queste qualità. In più voglio molto bene a Puglisi, ci siamo trovati subito e più affinità elettiva di questa …”
Qual è la Sua parte preferita dell’essere una giornalista lifestyle che l’aperto le porte dell’enogastronomia?
“Sicuramente conoscere menti brillanti e creative come sono quelle degli chef. Ormai anche loro sono dei veri e propri maître à penser e scoprire quale sia il pensiero che ha portato all’accostamento degli ingredienti che compongono i loro piatti è come scoprire un nuovo mondo. Io sono molto “fissata” con l’alimentazione, quindi declino quasi sempre gli inviti a pranzo e a cena. Diciamo che per me la cucina è una scienza che si avvale dell’intromissione del cuore, delle emozioni, per risultare perfetta”.
Nel Suo libro “Italian Fashion Book” vediamo la tradizione della cultura culinaria italiana. Quanto è importante per Lei cercare di diffondere questo messaggio anche all’estero?
“Importantissimo. Tant’è che stiamo già lavorando per poter tradurre il libro almeno in inglese. Vediamo troppi scempi perpetrati ai danni della nostra cucina sui social e nei ristoranti in giro per il mondo. I libri di cucina italiana vera e propria da proporre all’estero non saranno mai troppi”
Le Sue radici culturali come hanno influenzato la Sua cucina?
“Sicuramente. Io sono emiliana, modenese per la precisione, e mai potrò essere vegetariana. Da noi “la pentola per il brodo” viene fatta almeno una volta alla settimana e trovo che non ci sia miglior comfort food di un bel piatto di tortellini fumanti. La mia regione con una cinquantina di prodotti tra IGP e DOP è la prima regione in Italia per l’enogastronomia protetta, e parte di quella ricchezza arriva proprio dal territorio modenese. Siamo abituati ad usare tutte queste eccellenze quotidianamente e anche chi emigra da noi e si trasferisce da noi, impara subito a far sue le nostre usanze alimentari. Pensate solo all’aceto balsamico che ha quasi sorpassato l’aceto di vino sulle tavole di tutta Italia”.
Crede che sia importante restare fedeli alla tradizione quando si preparano piatti storici della cucina italiana oppure in alcuni casi per farli “rinascere” è necessario modernizzarli?
“Faccio mie le parole del mio caro amico Massimo Bottura che ha curato la prefazione del mio Italian Fashion Cookbook: Innovazione non è voltare le spalle alla tradizione. Guardando il passato in modo critico e mai nostalgico possiamo portare il meglio del passato nel futuro. “
C’è una ricetta della Sua famiglia d’origine che porterebbe avanti anche nella Sua famiglia odierna?
“Tutte. I tortellini che faccio, sono quelli che fa ancora mia mamma che a sua volta faceva mia nonna Giuseppina e la mia bisnonna Isabella. Poi l’arista di maiale al latte. I bignè della zia Silvia che in tempo di guerra li preparava a casa e li portava a cuocere nel forno del fornaio. Abbiamo cassetti pieni di ricette scritte a mano negli anni da tutte le donne della mia famiglia e anche da amiche”.
Ha visitato molti luoghi particolari in Italia e all’Estero dove si può trovare uno stile fusion tra cucina italiana e altri sapori del territorio che portano alla scoperta di nuovi piatti?
“Penso subito all’America dove la cucina italiana è una sedicente cucina italiana da quanto è contaminata dal gusto degli americani e anche dalle quantità di cibo che ti vengono presentate nei ristoranti. Le ricette che loro fanno passare per italiane, sono ormai definitivamente dei nuovi piatti”.
Quanto è presente la componente della cucina italiana nella Sua vita quotidiana? Può farne un esempio?
“Preparo io tutti pasti per la famiglia a prescindere dagli impegni che posso avere. Cucino sempre con ingredienti del territorio, rispettando la stagionalità, fatta eccezione per i pomodori di cui nessuno può fare a meno in casa. Per questo benedico ogni giorno l’inventore del freezer e quello del microonde. Controllo con attenzione maniacale la provenienza di ciò che trovo al supermercato se non riesco a rifornirmi dal mio verduraio di fiducia al mercato, e se un prodotto viene dall’estero lo lascio sullo scaffale nonostante ne abbia una voglia pazza. Mi succede a volte con l’avocado, ma ora ho un fornitore siciliano che me li fa arrivare direttamente dalle pendici dell’Etna”.
Italian Fashion Book è molto di più di un buon libro di cucina, è una risorsa per chiunque ami cucinare, per i propri cari o buon modo per iniziare un’amicizia, dissertando sulla genesi del piatto frutto di storie vere e personaggi mitici del mondo della moda, che hanno lasciato il segno.
di Alberto Corrado