Borbonese si mette al centro del gioco ridefinendo gli accessori e non solo con misure e azioni.
In secondo piano, mai. Anche i protagonisti hanno diritto alla ribalta tutta loro. La presentazione della primavera estate 2023 di Borbonese si è aperta con una narrazione filmica nel momento in cui essa ha preso vita.
L’ultima invenzione creativa di Dorian Tarantini e Matteo Mena è quella di amplificare la loro idea di glamour affilato, dal contegno rigoroso e sensuale, dove le rifrazioni dei cristalli Swaroski, impastati su intere superfici o composti in linee e profili massimizzano l’intera collezione, realizzata studiando attentamente i materiali, tratti dall’archivio.
Lo stesso equilibrio che ritroviamo negli accessori, core business della Maison, e soprattutto nelle borse che vivono di vita propria, come nel modello iconico della 110, esposto con il disegno stondato. Un modello prodotto in due varianti: uno con Crystal texture applicata sul camoscio OP, che lo rende vitreo come la sabbia, oppure con applicazioni Crystal transfer di grandi pietre all-over o anche solamente lungo i profili. Una borsa che sublima il ruolo funzionale in un’esuberante dichiarazione di indipendenza e di stile.
La stessa dichiarazione, che fece leva nel 1910 nella modista Lucia Lorenzoni Ginestrone che rilevò quel piccolo laboratorio che forniva accessori e gioielli per le sartorie più prestigiose di Torino, città, all’epoca, molto sensibile alla couture francese, per farlo diventare una maison ricercata e ammirata, che conosciamo oggi.
Il successo di Borbonese si basa solamente sulla ricercata estetica eclettica e sofisticata, dove i materiali diventano elementi peculiari, alleandosi ad una squisita fattura artigianale, conquistando sempre il posto di onore nel cuore di molte donne e di uomini che apprezzano il rapporto qualità/prezzo.
Dobbiamo sempre ricordare, che negli anni ’60 propria questa capacità della ditta torinese si impose come dialogo armonioso decretando quel perfetto binomio fra abito e bijoux, facendo scaturire richieste di collaborazione da parte delle migliori case di moda come Valentino, Ungaro e Saint Laurent.
Veri e propri lavori artigianali “made in Italy” che sono tutt’ora un inno ad un modo di essere easy, multitasking che ci portano a ricordare quei favolosi anni ’70 caratterizzati da quel mix di culture, tendenze e modi d’espressione che rappresentano ancora oggi uno stile unico di inclusione.
Faccio riferimento a quel decennio perché nacque da parte di Borbonese una collaborazione con Redwall, pelletteria di Bologna, di proprietà della famiglia Rossi, che portò una vera e propria rivoluzione nel settore delle borse in pelle, per quella combinazione fatta di forme leggere con una morbidezza unica che si ritrovava nella texture della pelle di agnello, prodotta nelle varianti color beige e miele, e il design a rilievo puntiforme “occhio di pernice”, che diventerà tratto distintivo della Maison.
Una vera e propria rivoluzione che permise a Borbonese di avviare la scalata delle classifiche dei marchi italiani più ambiti di quel tempo, ma se vogliamo riflettere attentamente è la stessa mossa che viene applicata in ogni singola espansione commerciale recente.
Lo si può notate con i vari flagship store aperti nel mondo e quello più recente a Milano al numero 5 di Corso Venezia, nel cuore delle passeggiate meneghine dello shopping, ed epicentro di un vero teatro perfetto e scenografico che ospita sia le collezioni sia le collaborazioni speciali e installazioni artistiche uniche ed inimitabili con il mondo dell’arte e del design.
Alessandro Pescara Ceo di Borbonese, assieme al suo team, punta ad una strategia innovativa spiazzante e destinata a diventare virale, guardando il passato di questa maison, ma portandola ad essere contemplata per la sua ricerca e perfezione del prodotto.
Le buone idee si fanno, sempre così: mettono d’accordo tutti, ampliano il genere, sorvolano sulla competizione, danno spazio ai protagonisti del nostro tempo. E ci invitano a stare al centro del cambiamento.
di Alberto Corrado