Cinema, racconto e scrittura. Un legame strettissimo. Che Pineider suggella con Pierfrancesco Favino, attraverso le immagini, per raccontare la sua passione per la scrittura, il viaggio, l’handwriting e la timeless elegance distintiva di un Made in Italy che contraddistingue la storia di Pineider e i valori di cui l’attore è da sempre simbolo.
Il copione è una pagina di bellezza carica di emozione, la ricerca di una nuova identità tramite i personaggi interpretati, per dare forma e ordine all’essenza delle parti. In una vita di continue sospensioni, come quella vissuta dal protagonista dell’ultimo film di Favino, “Il Colibrì”, nelle sale di tutta Italia, l’obiettivo è quello di rimanere ancorati ai propri pensieri più riflessivi, quanto alla propria quotidianità. Una vita di coincidenze fatali, perdite e amori assoluti.
La storia procede secondo la forza dei ricordi che permettono di saltare da un periodo a un altro, da un’epoca a un’altra, in un tempo liquido che va dai primi anni ‘70 fino a un futuro prossimo.
L’attesa, descritta nelle immagini che Pierfrancesco Favino dedica a Pineider, è quella tra gli attimi trascorsi scrivendo, in equilibrio tra le proprie origini, la trasformazione e l’evoluzione. La paura della pagina bianca è invece una lode alla perseveranza e alla concentrazione. Un elogio all’internazionalizzazione, all’heritage raffinato e alla conquista del proprio tempo interiore.
di Stefania Lupi