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LA COLLEZIONE SS 2023 DAL TITOLO MUD SHOW È UNA DICHIARAZIONE CONTRO LE ETICHETTE DELLA MODA.

La sfilata per la collezione primavera- estate 2023 di Balenciaga, come nel suo stile, è riuscita a lasciare tutti senza parole.

A partire location, una grande buca scavata nel fango, per interrogarci quale sia il senso della ricerca della moda in questo momento e in quale direzione sta andando. Per questo dubbio ci aiuta la nota all’interno del comunicato stampa, che riporta una affermazione di Demna Gvsalia

Ho deciso di non spiegare più le mie collezioni e verbalizzare i miei disegni, ma di esprimere uno stato d’animo. La moda è un’arte visiva e tutto ciò di cui abbiamo bisogno è che sia vista attraverso gli occhi di qualcuno. La moda nel migliore dei casi non dovrebbe aver bisogno di una storia per essere venduta a qualcuno. O ti piace o no».

Una moda che può piacere o non piacere, che si sporca con le cose del mondo e ne fa parte, ecco il senso del set-up della sfilata “una buca scavata nella terra”, dove le modelle e i modelli sfilano in un percorso limaccioso, quasi un pantano, in cui gli abiti si sporcano e si danneggiano.

Una moda che mixa tanti fattori: dalla creatività ai materiali, dalla comunicazione alla fruizione, dalla confusione del lusso e dei costi dei prezzi, ma certamente quello che non bisogna mai chiedersi è di legittimarla, perché la moda è ovunque, tra gli uomini e tra le donne che vivono in tempo di pace o di guerra.

Ecco perché è importante sfatare il mito della intoccabilità della moda, e leggere attentamente la lettera di Demna che ha scritto prima dello show lasciata sulla sedia di ogni persona intervenuta allo show. Una lettera che parte dalla sua esperienza personale, e che mette tutto in discussione, ma trovando anche una possibile soluzione al problema.

Odio le scatole e odio le etichette e odio essere etichettato e messo in una scatola. La società, Internet e il mondo in generale adorano farlo, perché in questo modo ci si sente al sicuro. Bisogna avere coraggio e tenacia per assumere veramente la propria identità e chi si è veramente. Ogni giorno diventa un campo di battaglia per difendere questa identità unica. E più cerchi di essere te stesso, più vieni preso a pugni in faccia. Ma quanto è bello essere diversi l’uno dall’altro. La sfida è alzarsi e continuare a camminare verso il tuo vero io dopo che sei stato picchiato e abbattuto. La moda ama le scatole e le etichette più di ogni altra cosa. Lusso, non lusso, street, couture, buono, cattivo, buzz, virale, lo stesso, chi se ne frega. Mettere la moda di lusso nella scatola dell’elegante, esclusivo e visivamente costoso è una scuola limitata e piuttosto vecchia. L’individualismo nella moda viene declassato a pseudo trend dettati da un post nelle storie di qualche celebrità del momento. Ho deciso di non spiegare più le mie collezioni e verbalizzare i miei disegni, ma di esprimere uno stato d’animo. La moda è un’arte visiva e tutto ciò di cui abbiamo bisogno è che sia vista attraverso gli occhi di qualcuno. La moda nel migliore dei casi non dovrebbe aver bisogno di una storia per essere venduta a qualcuno. O ti piace o no. Il set di questa sfilata è una metafora per scavare alla ricerca della verità ed essere con i piedi per terra. Lasciamo che tutti siano chiunque e facciamo l’amore non la guerra».

Ed allora sulle note della musica tecno, si apre questo scenario apocalittico, dove si alternano look workwear, tute di ciniglia dai colori rosa e gialli abbinate a short, parka, giacche a vento su denim con effetto destroyed, pantaloni con tasche calate da cui traspare l’underwear logato e maxi occhiali con mascherina appuntiti.

Tantissimi sono gli accessori in sfilata, dalle tonalità che vanno dal nero al rosa, fino al bianco: dalla borsa shopper in pelle rigida da portare sotto spalla e tenendo il sotto con l’altra mano alla shopper sacchetto con i manici a catena, dalla nuova borsa a mezzaluna alla borsetta-orsetto punk portata alla terza uscita da Bella Hadid.

Uno show pieno di sorprese anche nell’apertura, quando compare Kanye West, amico e collaboratore di Demna, vestito con una giacca multitasche e pantaloni baggy come se fosse una divisa da security. Così per le uscite finali che sono dedicate ad abiti wrap around lunghi in maglina colorata, o in tessuto sparkling con sotto stivali con platform ton sur ton.

Una sfilata in classico stile minimal chic che si concentra su una riflessione, che tutti noi dobbiamo soffermarci: quali sono le cose più preziose della nostra vita ovvero la libertà di pensare ed agire e la nostra intimità con gli affetti più cari. E recepire che tra forza e fragilità, individualità e universalità, si radicano le figure sotteranee e potenti dell’assoggettamento del genere umano. Attraverso questo spazio di esplorazione, Demna Gvasalia osserva l’ambiguità e i paradossi della vita quotidiana, lasciandoci un monito fare l’amore e non la guerra”.

di Alberto Corrado