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Una collezione che ha suggerito nuovi metodi di lettura del prêt-à-porter, grazie alla ricerca di Daniel Roseberry che è capace di provocare e sovvertire le nozioni convenzionali legate alla moda.

A Daniel Roseberry, direttore creativo di Schiaparelli, non piace usare la parola “quotidiano” riferito alla Maison, anche se riferito alla linea di prêt-à-porter, come una percezione condizionata da alcune considerazioni pratiche. O perché una donna che la indossa, non abbia meno diritto alla fantasia di chi acquista i capi di alta moda.

La vocazione della Maison fin dalla sua nascita, è quello di definire l’extra-ordinario non solo nella couture, ma anche nell’immaginario quotidiano, per far scoprire ad ogni donna la raffinatezza della sartoria resa nei tessuti più belli al mondo, le rielaborazioni dell’anatomia umana, i bijoux e gli elementi speciali, come i capelli trompe l’oeil.

Un nuovo metodo di lettura del prêt-à-porter, come opportunità di parlare a tutti i tipi di donna e a tutti i suoi aspetti: a quella che cerca abiti sontuosi in raso e sete martellate, viscosa liquida e accesi acetati vibranti, ma anche assecondare quella che desidera camicie bianche di cotone, gonne a tubino in lana dalla linea pulita, e pantaloni di ogni taglio e tessuto.

Abiti pensati per soddisfare e accompagnare chi li indossa, rispondendo alla sua vita, che sia una cena, l’ufficio, un volo aereo o un incontro speciale.

Ecco cos’è questa collezione presentata a Parigi per la primavera-estate 2023, ispirata in parte a un recente soggiorno di Roseberry a Il Pellicano, resort italiano a Porto Ercole, dove ha potuto osservare le donne di tutto il mondo, vestirsi per una giornata di spiaggia, per un aperitivo o per una cena.

Una proposta per re-immaginare il significato di ogni giorno con pennellate di colore in silhouette nitide ma voluminose, impreziosite da bijoux smaccatamente glamour.

Si è sempre saputo della passione per i gioielli, che condusse Elsa Schiaparelli a sperimentare importanti collaborazioni nate in seno a quelle amicizie che già coltivava nell’ambito degli artisti d’avanguardia. Nacquero come le prime collezioni in sinergia con la scrittrice russa Elsa Triolet, che portò a creare la collana “aspirina”.

Quella ricerca creativa continua a vivere, ancor oggi, con Roseberry che ama spesso andare nei fine settimana ai mercati di antiquariato, come quello di Paul Bert Serpette a Parigi, dove si possono trovare modelli di un secolo fa, che sembrano indossabili ancora oggi.

Per rendere omaggio al gioiello che non muta mai la sua identità nel tempo, ma vive per sempre a disposizione della sua proprietaria ogni volta che lo desidera, Roseberry usa un oro martellato abbinato a pietre di vetro dai colori vivaci, creando intricati disegni anatomici e tubi leggeri eppure sovradimensionati, interpretando l’oro barocco in forme sferiche moderne.

Si tratta di pezzi che ispirano chiunque, ma che in fin dei conti sono per chi li veste e per nessun altro. Questo concetto a fatto si, che si ampliasse anche la collezione di borse: dalla Facebag alla classica borsa lucchetto, ora disponibile in tutti materiali dal cocco alla nappa, impreziosita da una lavorazione handmade in foglia oro 24k.

Una collezione prêt-à-porter che racconta il mistero di una donna, e la sua voglia di sperimentare, perché indossare un abito è sempre una storia d’amore. Ogni vestito è un momento, una persona e ogni vestito ha il suo ruolo, come in teatro.

Per cambiare vestito bisogna cambiare attitudine ed entrare in una nuova parte, ogni volta, ogni stagione.

di Alberto Corrado