L’ultima sfilata di Riccardo Tisci è andata in scena, mentre il suo mandato volge al termine, mentre l’ex direttore creativo di Bottega Veneta, arriverà per sostituirlo.
Indipendentemente dal fatto che lo show era sorretto dalle note di un’orchestra che suonava brani di solennità, era molto inquietante tra le varie uscite e il silenzio degli orchestrali sentire solo i tacchi delle modelle che camminavano all’interno del perimetro stabilito dalla coreografia.
Una sorta di mesto messaggio che abbiamo già visto la scorsa settimana per il saluto della Regina Elisabetta II, infatti la sfilata doveva essere il 17 settembre, ma è stata riprogrammata in segno di rispetto per la sovrana scomparsa.
Anche l’ambientazione ha giocato questo ruolo, dato che lo spettacolo è stato allestito in un capannone industriale a sud di Londra, e la scenografia era composta solo di file su file di sedie che delimitavano la passarella.
La collezione rientra nello schema della creatività di Tisci per Burberry: tanti capispalla che incontrano dettagli sartoriali, e moltissimi accessori che attirano l’attenzione dei buyer.
Una visione lussuosa di quell’abbigliamento da lavoro che ha fatto grande la Maison, arricchito con un po’ di denim e pizzo e colpi di scena contemporanei di non conformità di genere.
Accanto al denim e ai completi maschili quality time e alcuni top di cristalli e jais, ci sono stati momenti in cui spiccava la sartoria più pulita nel voler creare decompressione nel mezzo del caso della vita quotidiana, e da fissare nella memoria come capi iconici by Tisci.
Le silhouette di numerose modelle intervenute allo show hanno accresciuto l’attenzione, come l’interpretazione seduttiva di Bella Hadid in un abito di pizzo dal colore del cielo, e quella di Naomi Campbell, nella sua maestosa andatura da regina anche con infradito a piedi, avvolta in un completo street color sahara. Unico guest star a sorpresa nel parterre è quella di Kanye West, che ha applaudito con grande entusiasmo lo show.
Resta da vedere se questa collezione finale sotto l’era di Tisci, sia solamente un momento di passaggio e che quella di Daniel Lee ci possa stupire e ritenere interessante come sempre sul lavoro che svolge partendo dagli archivi e rieditandoli secondo una visione contemporanea.
di Alberto Corrado